“Se ti sedessi su una nuvola non vedresti la linea di CONFINE tra una nazione e l’altra, né la linea di divisione tra una fattoria e l’altra. Peccato che tu non possa sedere su una nuvola.” KHALIL GIBRAN
Leggendo questa citazione del filosofo e poeta libanese Khalil Gibran su cui mi sono imbattuta spulciando in rete, il mio primo pensiero è andato al Muro di Berlino, a quella primissima “linea di divisione” che venne costruita con l’intento di separare la Germania est dalla Germania ovest ovvero dividere le due repubbliche presenti, quella federale e quella democratica. Si estendeva per più di 140km, era rinforzata con chiodi e filo spinato e controllata da soldati e cani da guardia. Questa divisione durò ventotto anni, periodo durante il quale morirono circa 133 persone mentre cercavano di scavalcarlo, anche se a conti fatti i morti furono più numerosi considerando anche le persone catturate successivamente. I tentativi di fuga che invece ebbero successo furono più di 5000.
Il muro di Berlino ebbe un forte impatto emotivo, sociale e culturale, non solo sui cittadini di Berlino e della Germania, ma anche nel resto del mondo. Esso separò famiglie e amicizie, lasciando tutta la città nello sconforto, nella disperazione e nella rabbia. Oggi non è rimasto nulla del muro, se non sei punti come monumento per ricordare. Quando Gibran parla della nuvola sulla quale sedersi per non vedere alcun confine, penso alla mia nuvola che si chiama “La differenza che unisce”.
Mi sono seduta su questa nuvola lo scorso anno, quando ho scelto di candidarmi per un’esperienza di Servizio Civile in Francia, presso un’associazione che si occupa di assistenza a disabili fisici e mentali. La reputo oggi l’esperienza più incredibile e formativa della mia vita fin ora , perché mi ha permesso di guardare e di scoprire, seduta su quella comodissima nuvola, l’unione e il servizio verso gli altri, verso i più deboli. Si tratta di un’unione che non ha differenza alcuna, che non guarda alle diverse nazionalità, religioni, abitudini, lingue , ma che ha come unico motore l’amore e la pace e la condivisione. E’ meraviglioso scoprire come non esistano confini, come i modi di comunicare siano infiniti e vadano oltre il semplice linguaggio verbale, ma tocchino le anime delle persone che si incrociano, che condividono le proprie giornate, come i pensieri diventino poi unici e rivolti alla collettività.
In un contesto come quello attuale, in cui la nostra quotidianità è stata stravolta dalla venuta improvvisa e prepotente di questo virus che ha messo tutto il mondo in ginocchio, il mio pensiero non ha avuto confini. Ogni giorno, soprattutto nel pieno della pandemia, ho pensato a come tutti i bambini, i ragazzi e gli adulti a cui ho prestato servizio stessero vivendo le loro giornate. Ho incrociato nuovamente i loro sguardi grazie alle videochiamate che ho avuto la possibilità di fare e che mi hanno permesso di condividere ancora con loro lo stato d’animo che provavamo da ambe due le parti, unendoci in una sola. Il pensiero verso loro e verso quel mondo, il mondo che non conosce confini e limiti, è ormai dentro di me e fa parte di me. Mi ha scelta, anzi, sono io ad averlo scelto e credo fermamente che si tratti di una delle scelte più giuste ch’io abbia mai preso fin ora.
Stefania Piccoli
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