SERVIZIO – Makan: il mio servizio civile mi ha cambiato la vita

Questo mese ho avuto il piacere di intervistare Makan, un nostro testimone di Pace. Makan è un ragazzo di 23 anni, si trova da 6 anni in Italia ed è originario del Mali.

Ha conosciuto il mondo del servizio civile e il CESC Project quando lui si trovava ancora nel centro accoglienza ad Ostia. Andava a scuola, ma sentiva il forte bisogno di aiutare il prossimo, di lavorare, di migliorare il suo futuro. Cosi ha parlato con i suoi assistenti sociali della sua voglia di impegnarsi nel futuro. Makan non ha avuto un passato facile, aveva bisogno di dare una svolta alla sua vita, e questa svolta è arrivata con l’inizio del Progetto del CESC Project “Sortirne insieme”. 

Sortirne Insieme è un progetto di supporto e accompagnamento all’inclusione sociale attiva per giovani tra i 18 e i 24 anni usciti precocemente dal percorso scolastico e non inseriti in altre reti o sistemi di inclusione, formazione e lavoro. Lo scopo del Progetto è aiutare i ragazzi a sviluppare le competenze chiave civiche e sociali e le capacità necessarie per costruire un proprio progetto di vita per potersi inserire con successo nei sistemi della formazione, del lavoro e della partecipazione sociale attiva. 

 

Per Makan questo progetto è stata la sua salvezza, l’esperienza più bella della sua vita. Inizialmente aveva molta difficoltà nel comunicare, non parlando al tempo un buon italiano. Temeva di non essere altezza. Ma il CESC Project lo ha accolto, e ha svolto una formazione che lo ha aiutato a migliorare la conoscenza della lingua. Dopo aver concluso “Sortirne insieme”, Makan ha svolto il servizio civile con il CESC Project presso la Comunità di Capodarco di Roma, in via Lungro. 

Con il mondo della disabilità Makan ha riscoperto il Buono della vita. Durante l’intervista afferma- ” io li ho aiutati, ma loro mi hanno fatto sentire a casa. Mi hanno accolto. A loro non importava se fossi nero, verde, giallo, rosso. mi hanno aiutato a superare tutte le mie difficoltà, cosa che le persone che avevano tutti i mezzi a disposizione non hanno fatto. le persone disabili sono le migliori del mondo.” Makan continua dicendo – ” durante la quarantena a causa del Covid, loro, i ragazzi disabili che aiutavo, mi chiamavano ogni giorno. si preoccupavano per me. non mi hanno fatto mai sentire solo.”

 

Makan ha legato in particolar modo con una residente di Capodarco, un’anziana signora che era sempre pronta ad ascoltarlo. Lui mi ha detto che in lei rivedeva sua madre, e in Luca, un altro residente, un fratello.

 

Grazie a loro Makan è riuscito ad eliminare tutta la rabbia che aveva per le esperienze negative che ha vissuto durante la sua infanzia e riempire quello spazio con tutto l’amore che solo questi ragazzi gli hanno saputo dare. 

 

Makan infine riguardo il servizio civile afferma che “I giovani italiani e stranieri dovrebbero fare il servizio civile perché ti aiuta a trovate la strada giusta. Noi giovani dobbiamo occuparci di chi è bisognosi, soprattutto gli anziani e le persone con disabilità. Questa esperienza man mano ti cura, ti apre il cuore. Io incoraggio qualsiasi giovane a partecipare al servizio civile perché ti cambia la vita”.

Makan mi ha spiegato poi cos’è per lui la Comunità e la Crescita.

Comunità per lui è collaborazione, sostegno, lavoro di squadra. All’interno di una Comunità ci sosteniamo tutti a vicenda.

Crescita invece per lui è una parola molto personale. Lui si sente cresciuto durante lo svolgimento del servizio civile, è cresciuto grazie al cambiamento personale che ha fatto durante un’esperienza.

 

Makan è la testimonianza che attraverso la sensibilizzazione della cultura della non-violenza, della pace, della solidarietà, ognuno di noi può cambiare nel suo piccolo la vita di chi ci sta vicino. Aiutando, ci sentiamo aiutati anche noi.  E lui è la dimostrazione di quanto sia importante il Servizio Civile.



Se vuoi sentire l’esperienza raccontata direttamente dal nostro Testimone di Pace è a tua disposizione, in basso, l’intervista completa.



                                                                               Ridere è una cosa seria

Il volontario che svolge servizio veste i panni di un giullare che con il suo umorismo, i suoi sorrisi e la sua gioia rallegra il pubblico. Questa leggerezza non ne esclude però il senso di responsabilità, e l’impegno con cui prende per mano gli utenti per accompagnarli e sostenerli. Dietro le quinte il CESC Project sostiene il volontario, ed è anche grazie a questo che il servizio potrà lasciare un segno, un significato che resti, così che la storia possa continuare.                                      – Virginie, redazione francese

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