Roberta e Beppe sono i genitori del piccolo Antonio.
Il piccolo ha un disturbo dello spettro autistico. Roberta racconta che quando al piccolo è stato trovato questo “disturbo” , lei continuava a chiedersi “perché proprio a noi?”.
Mamma Roberta è stata la prima ad intuirlo poiché quando lo lasciava dalla nonna e lo salutava, il piccolo Antonio restava indifferente, cosi Roberta si faceva trascinare dallo sconforto.
Una mattina, mentre Roberta stava in auto, lo ha iniziato a chiamare <<Antonio!>>, con un tono molto alto ma Antonio sembrava non accorgersene.
Roberta spiega che quando Antonio aveva 18 mesi, un vecchio professore le diede una pacca sulla spalla destra e le disse <<Coraggio signora!, qui siamo nel girone dell’autismo>>. Nonostante quella pacca fu delicata, nonostante siano passati tre anni, ancora di quella pacca Roberta conserva il livido.
Roberta e Beppe hanno passato dei momenti difficili, devastanti, ed è solamente da poco che sono riusciti a riavvicinarsi tra loro.
Antonio non indicava, se voleva il ciuccio – racconta la mamma – non lo indicava, se aveva sete, non lo faceva capire, ma se era infastidito sbatteva la testa contro il muro. Era il suo modo di dire “questo non mi piace”.
Adesso il piccolo Antonio insieme ai suoi genitori fa tante attività, tra cui compleanni, piscina, ludoteca, gonfiabili, e le varie terapie, e , pian piano ha iniziato ad alzare lo sguardo ed ogni volta ad ogni pezzettino di sguardo alzato, la famiglia partiva con applausi, incoraggiamenti verso il piccolo, e tanta tanta felicità. Lui capiva tutto quello che stava succedendo.
I bambini con autismo capiscono, tutto.
Il 17 luglio del 2015 Antonio alzò il dito in alto per indicare l’acqua che scendeva da una fontanella, Antonio aveva imparato ad indicare. Per questo per la famiglia il 17 luglio è una festa, è il giorno del compleanno.
Infine Roberta spiega i motivi che l’hanno spinta a raccontare la loro storia: nel suo dolore, nonostante avesse tante persone intorno, si è sentita comunque sola, alle volte troppo sola, e quindi si vuole raccontare per gli altri genitori e per l’importanza della diagosi precoce.
E poi soprattutto vuole ribadire che se qualcuno vede un bimbo che al supermercato si butta per terra o fa le bizze, è perché magari per lui è difficile, è un contesto rumoroso, faticoso da gestire, magari sta imparando e non occorre giudicare e soprattutto NESSUN BAMBINO è LA SUA DIAGNOSI.