Uomo: animale sociale in un mondo egoista.
Pensiamo a come sarebbe la nostra società se, prima di considerarci individui, ci sentissimo piccole tessere di un puzzle o gocce d’acqua in un oceano. Potremmo raccontarci molte metafore, ma alla fine la nostra esistenza esplicherebbe la sua utilità solo in un’ottica comunitaria… da soli avremmo poco senso di esistere. Se l’uomo nutrisse un sano spirito etico e si impegnasse al fine di rendersi utile nei confronti degli altri non mancherebbero mani a cui aggrapparsi e spalle accoglienti su cui riposare. Invece, egli si definisce in genere come un animale egoista, legato ai propri interessi e volto al raggiungimento dei propri obiettivi “a qualunque costo”. Un essere chiuso nel proprio egocentrismo non può che costruire mondi egoisti. Questo piccolo monarca, però, è obbligato sin da piccolo a socializzare con i suoi simili, padroni anch’essi di bisogni da soddisfare e di egoistici traguardi da raggiungere.
In questo continuo scontro tra gli interessi individuali e quelli della comunità, le parti in gioco si contendono la vittoria, senza comprendere che c’è un‘alternativa: la solidarietà. Essa può intervenire nella lotta facendosi silenziosa portatrice di pace. L‘etimologia della parola suggerisce che la solidarietà sia un sentimento che un essere vivente nutre verso i componenti di una collettività.
É l‘umile mettersi a disposizione dell’altro, capace di abbattere le barriere egoistiche che, delle volte, si stagliano tra il nostro essere e quello altrui. Questa predisposizione favorisce la creazione di un legame di animi e una fratellanza di intenti.
La solidarietà si oppone all‘egoismo individuale, ponendosi dalla parte di ogni sfidante e proponendo uno scenario in cui tutti possano uscire vincitori.
Perché non apriamo la nostra mente, dunque, alla solidarietà? Perché non contempliamo la possibilità di riempire i nostri giorni dell’altruismo di cui siamo capaci, e non solo dei ricordi delle battaglie che abbiamo vinto?
Se vogliamo, può essere un’alternativa al mondo egoista che ci circonda. Dove inizia la solidarietà finiscono i confini, si placano gli scontri, ci si riconosce l’un l’altro come fratelli.
Allora l’invito che ti faccio potrebbe essere più o meno questo: Globalizziamo la solidarietà, rendiamola di moda.
Ti dico di nutrire il nostro senso etico, anche se il mondo che ci circonda ci spinge a lottare l’uno contro l’altro, come fossimo costantemente rivali.
Facciamoci portatori di un‘idea collettiva, di valori altruisti, sentiamoci parte di qualcosa di più grande, impegniamoci attivamente nella sua creazione.
E così saremo più vicini anche a realizzare noi stessi, arricchire la nostra persona nel confronto con l’altro, rendendoci anello attivo di una catena di infinita crescita.
“Se potrò impedire a un cuore di spezzarsi, non avrò vissuto invano.
Se allevierò il dolore di una vita o guarirò una pena, o aiuterò un pettirosso caduto a rientrare nel nido, non avrò vissuto invano.”
Per terminare, cito le parole di Emily Dickinson, nota poetessa statunitense, che ci riportano alla mente l’utilità della nostra esistenza, che sta nell‘essere utili agli altri.
Saluti di pace,
Alessia Schirinzi