La prima marcia della pace, con il motto: “per la pace e la fratellanza tra i popoli”, si svolge tra Perugia e Assisi il 24 Settembre 1961 su iniziativa di Aldo Capitini, pacifista, nonviolento, libero religioso.
I 60 anni della prima storica Marcia vanno celebrati per conservare e trasmettere la memoria, e perché quella Marcia fu rivoluzionaria e inaugurò la stagione del pacifismo nonviolento che ebbe il suo frutto più maturo con la nascita del Movimento Nonviolento.
In quella occasione si cercò di superare il vecchio pacifismo generico, che si rivelo inadeguato a fermare la prima e alla seconda guerra mondiale, con gente di popolo in cammino per le campagne umbre con l’obiettivo politico di far conoscere il metodo nonviolento di lotta e introdurlo in Italia come programma politico.
In tanti vogliamo la pace, ma facciamo ben poco per ottenerla. Anzi spesso facciamo cose che ottengono l’effetto contrario. Spesso la vogliamo per noi, ma siamo pronti a negarla agli altri. Per difendere la nostra pace, certe volte siamo pronti anche a fare la guerra. Ai nostri vicini, agli stranieri, a chi ci sembra nemico. La pace è come il dolore: quello degli altri non ci interessa molto. In fondo, cosa posso farci io? Succede nella vita di tutti i giorni come nella politica internazionale. Nel mondo come a casa nostra. Ma così facendo stiamo perdendo anche quella pace che i nostri nonni e i nostri genitori ci hanno donato a prezzo di grandi sacrifici.
La pace: spesso la invochiamo ma non abbiamo ancora capito che dobbiamo essere noi a costruirla.
La Marcia allora diventa un obiettivo concreto. Bastò un piccolo comitato con l’adesione all’appello lanciato da Capitini da parte di intellettuali, pacifisti, antifascisti ed ecco che sul prato della Rocca di Assisi ti trovi Guido Piovene, Renato Guttuso, Ernesto Rossi, Giovanni Arpino e Italo Calvino. E poi Aldo Capitini che nel suo intervento afferma: “La pace è troppo importante perché possa essere lasciata nelle mani dei soli governanti”.
Furono allora proposti i principi di un’idea: la lotta al razzismo, al colonialismo, all’imperialismo, il disarmo, la cessazione degli esperimenti nucleari, l’unione delle forze pacifiste e lo sviluppo della democrazia dal basso.
La prima Marcia nasce dunque con l’obiettivo di accrescere la consapevolezza della pace in pericolo nelle persone più lontane dall’informazione e dalla politica e per far questo si avvale di comitati che raccolgono centinaia di adesioni di intellettuali, amministratori comunali e provinciali, sindacati, associazioni e molti studenti.
Fu un successo perché nata “dal basso” ma Capitini rifiutò di ripetere l’iniziativa per evitare il rischio che la Marcia, e lo stesso ideale di Pace, divenissero ritualità o ricorrenza.
Per questo a noi sembra che il modo migliore per ricordare la Marcia del 1961, e ringraziare Aldo Capitini, sia quello di proseguire e rafforzare le Campagne nelle quali siamo impegnati, per la riduzione delle spese militari, per gli interventi civili di pace nei conflitti in corso, per la messa al bando delle armi nucleari, per l’istituzione della Difesa civile non armata e nonviolenta.