Mauro
In questi 5 mesi di servizio ho imparato soprattutto a conoscere me stesso: ho capito quanto è gratificante aiutare gli altri, in particolare i ragazzi poco più giovani di me. Siccome lo vedo come un mio nuovo modo per stare bene, anche quando sono in giro per la mia città mi capita di aiutare o rivolgermi a chi mi sembra spaesato.
Elena
Sono riuscita a vivere la mia città in modo completamente diverso, una realtà che spesso sento stretta mi sono resa conto che può essere vissuta diversamente e anche più attivamente. Attraverso gli occhi dei bambini, dei colleghi e delle persone che ruotano intorno alla comunità sono riuscita a vedere altre possibilità e opportunità.
Mystery life
Fin dall’inizio avevo uno sguardo diverso rispetto a ciò che mi circondava, però grazie a questa possibilità lo sguardo è diventato più pratico. Nel senso che, finalmente posso dare un contributo vero, un qualcosa che vada oltre alle semplici parole. Posso raccontare tramite questa opportunità che esistono altre realtà, che esistono persone che hanno delle difficoltà, però ci provano ogni giorno ad andare avanti. In un certo senso, ti fa vedere la quotidianità tua e degli altri in maniera diversa. Confrontarsi con gli altri, con le loro difficoltà aiuta a crescere e mostra le tue come meno insuperabili, in un certo senso. È come dire: “se loro ce la fanno, io lo devo ancora di più.
Luigi
Il mio territorio e cambiato in meglio da quando faccio servizio civile, per il semplice fatto che ho capito meglio che non siamo tutti uguali, e non abbiamo le stesse possibilità tanto meno viviamo le stesse realtà, ho capito che posso aiutare le persone anche con piccoli gesti come solo la nostra presenza.
Sara
Da quando ho iniziato il servizio civile presso la comunità Casa dell‘angelo, opera don Guanella, è cambiato il mio sguardo sul territorio. Mi sono resa conto di quante situazioni difficili ci siano all’interno del nostro territorio, di quante siano le famiglie in difficoltà per svariati motivi. Ma soprattutto sono rimasta piacevolmente sorpresa da come la rete sociale sia unità saldamente con l’unico obiettivo di rendere i bambini e i ragazzi il più possibile sereni e felici.
Silvia
Ho sempre fatto volontariato sul mio territorio e forse questo mi ha aiutata ad avere uno sguardo attento ai bisogni che ci sono, ed è proprio una delle ragioni che mi hanno spinta a decidere di iniziare il Servizio Civile. Per questo forse non direi che il mio sguardo sul territorio è cambiato: è sempre lo stesso, ma penso invece si sia allargato ulteriormente e mi abbia permesso di abbracciare realtà che prima non conoscevo.
Elisea
Svolgendo servizio presso Casa Nazareth a Grammichele ho cambiato totalmente la visione del mondo che mi circonda, in quanto mi sono resa conto che a volte diamo per scontate molte cose che invece non lo sono, ad esempio: una carezza, un abbraccio, una parola di conforto che i genitori ci danno; cosa che invece non accade nel contesto in cui mi trovo a causa di brutte esperienze passate. Mi sembra di percepire una generale mancanza di fiducia, sicuramente derivata anche da quest’ultime. Tuttavia, sono riuscita ad instaurare un rapporto con le mamme e con i bambini che mi hanno aperto il loro cuore e raccontato le loro vite, facendomi sentire speciale.
Silvia
Da quando ho iniziato il servizio civile ho avuto modo di conoscere una bellissima realtà del mio territorio, la Comunità Capodarco Campus Concettina di Linguaglossa, comunità per disabili, che prima sconoscevo e apprezzare il grande senso di famiglia che la caratterizza. Ho avuto modo di cogliere cosa significhi e l’importanza della condivisione, del “fare comunità”, del mettere al centro la persona e la qualità della vita delle persone, soprattutto dei più fragili, con cui ci rapportiamo. Da quando ho iniziato il servizio civile ho capito che con le mia azioni posso contribuire a migliorare, seppur in piccola parte, la vita di chi mi circonda.
Vittoria
In generale il servizio civile ha cambiato la mia visione del mondo, la possibilità di vedere finalmente una realtà così vicina ma fino a poco tempo fa lontanissima da me ,mi ha spinta a voler fare di più, a dare qualcosa in più per trasformare la tristezza ,che ho incontrato negli occhi di chi è stato messo da parte ,in speranza anche attraverso un semplice sorriso.
Fatou
Da quando ho iniziato il servizio civile ho imparato a vedere le cose da un’altra prospettiva, a capire le persone, ad essere più empatica ed a essere più motivata. Ho avuto diversi momenti di difficoltà causati della mia difficoltà di organizzarmi con l’università e il lavoro ma grazie alla mia responsabile sono riuscita ad uscirne. Sono sempre stata una ragazza molto timida a cui piace stare nel suo ma grazie a questa al servizio ho imparato ad interagire con gli altri, a non nascondere le mie paure, i miei pensieri ed ad essere più empatica e cogliere al volo chi si trova in stato di difficoltà. In questi mesi, operando con diversi ragazzi tra cui immigrati mi sono resa conto di essere molto fortunata e ho compreso che è molto importante non sottovalutare molto cose, comprendere la storia delle persone e non credere a molte cose che il web o i personaggi politici ci fanno credere.
Camilla
Il mio sguardo, è forse diventato più fragile ed al contempo più forte. Più sensibile.
Quel cauto timore di non essere in grado di approcciarmi correttamente ai ragazzi, quella tenerezza che provavo per loro, è subito svanita… grazie a loro. Mi hanno insegnato la forza, osservando la loro brama di vivere, il loro desiderio di sorridere.
Compassione è un termine purtroppo con l’accezione sbagliata in termini comuni. Sta quasi ad indicare pena. Ma compassione, dal latino cum patior, significa con empatia.
Empatia, nel non essere affatto meno di qualcun altro. Loro sono, ognuno è. Per quanto diverso non deve provocare timore, non deve provocare pena, ne tristezza. Fa male invece, constatare che in certi casi vengano quasi dimenticati dai parenti.
È l’unica sofferenza che porto con me, sofferenza seguita però anche da un’amara consapevolezza che gli unici a perderci, sono coloro che scelgono di non stargli accanto.
Accostata anche al privilegio che ho, di stargli vicino.
Il mondo quindi, non ha cambiato forma, ha solo preso più consapevolezza. I miei occhi lo hanno fatto, o ancor meglio, più che loro, l’ha fatto il mio cuore.
Samanta
Da quando ho iniziato il servizio civile il mio sguardo è cambiato in meglio. Molto spesso siamo troppo distratti da tutte le situazioni della vita quotidiana, che non “guardiamo” bene cosa e chi sta intorno a noi. Sto osservando da vicino situazioni particolari che a volte non pensavo potessero esistere. La cosa che sto imparando è che solo guardando attraverso gli occhi di chi ci sta accanto, di chi aiutiamo, di chi sosteniamo, possiamo dare il supporto giusto che meritano e di cui hanno bisogno. Volgere lo sguardo oltre quello che abbiamo e vedere che esistono degli spiragli, degli orizzonti nuovi per tutti. Vedere gli occhi brillare e i sorrisoni delle persone a cui dai una mano, che ti sono grati anche per quel poco che riesci a dare, non esiste cosa più bella, gratificante che ti permette di guardare oltre le tante frivolezze della vita quotidiana e di volgere lo sguardo verso l’infinito amore che riesci a dare e ricevere con poco.
Claudia
Salve, sono Claudia,presto servizio civile presso la Casa-famiglia Divina Provvidenza a Cosenza. Sono laureata in scienze dell’educazione e ora frequento la magistrale di scienze pedagogiche presso l’università della Calabria.Ho iniziato il servizio civile a maggio 2021 anche se conoscevo il mio ente di accoglienza e tutte le persone che lavorano lì, perché nel 2019 ho frequentato in quella struttura il tirocinio formativo della triennale. Prima che iniziasse il progetto, le mie aspettative era diverse. Mi aspettavo situazioni più semplici, situazioni di facile approccio che grazie ai miei studi riuscivo ad affrontare. Invece no. Un mondo tutto nuovo con persone in difficoltà che anche se, più piccola di loro,hanno bisogno del tuo aiuto. Ad oggi a distanza di 6 mesi,ad oggi posso dire che il mio sguardo sul territorio personale e sociale è cambiato. Dal punto di vista personale mi sento più responsabile,e meno superficiale. Dal punto di vista sociale sento che il mio sguardo sul territorio è cambiato nell’approcciare con le persone, nei rapporti interpersonali, ma anche affrontare in futuro il mio lavoro da educatrice e da futura pedagogista in modo diverso,grazie a quest’esperienza e grazie al cambio di sguardo sul territorio.
Noemi
Da quando presto servizio presso la comunità Casa Nazareth di Grammichele, che ospita minori accompagnati, la mia mentalità ha maturato un nuovo concetto di “fortuna e destino” rispetto all’idea di famiglia. Ho compreso infatti che, nascere all’interno di una famiglia solida, capace di tramandare dei valori saldi, capace di amare e crescere dei figli che possano essere autonomi e indipendenti, rispettosi dell’altro, ma anche “cittadini attivi”, sia una questione di FORTUNA. In comunità, ovviamente, è facile osservare come gli utenti siano svantaggiati rispetto a questa condizione e mancanti quindi, di basi (che vadano dal punto di vista sociale, al punto di vista affettivo per esempio) salde. D’altra parte, penso che ogni individuo sia “faber suae fortunae” e che quindi, una volta consapevole, possa svincolarsi da quello status di svantaggio, modellando la sua vita per cercare di essere un adulto migliore rispetto a quello da cui cerca di allontanarsi.
Alessia
Il mio sguardo ha cambiato quando ho iniziato il servizio civile a Cassago con i ragazzi disabili quasi subito dal primo istante perchè da due anni ho sempre voluto lavorare nel settore socio sanitario e questa per me è un’esperienza importante che mi farà crescere personalmente e socialmente. Il mio territorio è sempre stato un pò piatto e adesso credo che riesco a vedere la luce infondo al tunnel. e in un futuro vorrei che fosse sempre così, perchè i ragazzi con cui sto quasi tutti i giorni mi danno tanta felicità e mi riempioni di emozioni, infatti ogni volta che vado in servizio mi sembra di stare in un clima come se fossi a casa mia e mi mette a mio agio, quindi credo che il mio sguardo ha cambiato molto la mia prospettiva di futuro.
Giorgia
Premessa: svolgo l’attività di servizio civile presso la sede TALITA KUM a Comiso (RG) (Sicilia)
Da quando a luglio ho iniziato questa nuova esperienza fatta attraverso il servizio civile, sto imparando a condividere idee, pensieri, scopi…
La comunità dove presto servizio è una comunità per minori quindi sto imparando a relazionarmi meglio con i bambini, provando, insieme ad altri operatori, a trovare delle attività ludico ricreative adatte a loro. l’opportunità del servizio civile ha dato, fin da subito, la possibilità di interagire e conoscere gente nuova (anche grazie al corso di formazione). Sono veramente felice di aver iniziato questo percorso.
Irene
Io ho voluto intraprendere il servizio civile perché era un’esperienza che non volevo perdere nella mia vita La visione del mio territorio è migliorata perché di solito si tende a proseguire per la propria strada con il paraocchi, mentre facendo un servizio, come me in una comunità per minori, mi sono resa conto di quante realtà esistano vicino a noi e che personalmente non avrei mai immaginato. Esistono innanzitutto gli educatori, e poi tante iniziative di volontariato che aiutano questi bambini e ragazzi “ad alleviare” la loro permanenza in struttura ( per alcuni h 24 e 365 giorni l’anno) e rendere l’ambiente in cui vivono una casa!!! Io personalmente dò per scontato casa mia. Il bello del servizio civile è il fatto che la voglia di mettersi in gioco per sentirsi utili verso il prossimo, venga davvero realizzata. Io ringrazio per questa opportunità. Sto conoscendo dei bambini e dei ragazzi unici, meravigliosi e speciali e spero in questo anno di servizio civile di lasciare un segno in ognuno di loro, anche solo un piccolo insegnamento che li aiuti a crescere al meglio.
Martina
Ho iniziato il mio servizio il 1 luglio in una Comunità di disabili che già conoscevo per un’esperienza passata durata, in comunità, poco tempo. Sono passati pochi mesi, ma sono bastati per cambiare il mio sguardo. In comunità mi sento in famiglia, una grande famiglia. Inizialmente, senza averli conosciuti, provavo per i ragazzi “pena”. Pena perché meno fortunati di me, perché magari vorrebbero fare cose che non possono fare, perché vorrebbero comunicare con noi, ma non tutti riescono. Pena perché vedi una bambina di 11 anni che pensi di non riuscire ad aiutare in nessun modo e che vorresti vedere felice. Pena perché devi accompagnarli in bagno e la privacy non esiste. Pena perché vorrebbero correre, saltare, alcuni parlare, come tutti gli altri. In generale molte persone vedendo un ragazzo disabile dicono : “poverino che pena”. Per me non è più così.
Oggi questa pena non la provo, vedo dei ragazzi con delle difficoltà, ma che tutti possono avere in determinate circostanze, vedo dei ragazzi che ti insegnano tanto, ragazzi che comprendono le tue emozioni, se un giorno sei arrabbiato lo percepiscono, ragazzi che riescono a strapparti un sorriso più di altri, ragazzi che anche senza parlare, trasmettono ciò che percepiscono con il “proprio” sguardo e ti fanno felice. Ragazzi meno abili, ma capaci di trasmetterti tanto e farti cambiare davvero la vita e il modo di vedere tutto ciò che ci circonda. Il mio obiettivo è, alla fine di questo mio percorso, quello di vederli sorridere e provare a farli sorridere con un piccolo gesto, ma in particolare vorrei trasportare altre persone nel loro mondo e far capire che il loro mondo è speciale. E che non bisogna più parlare di “pena” e agire per aiutare i ragazzi, regalandogli sorrisi e non facendoli mai smettere di sognare.
Consiglio a tutti di fare questa esperienza, perché è un’esperienza che comporta una crescita e una maggiore consapevolezza di chi si è e di che cosa si vuole fare per aiutare gli altri.
Alessandro
Il mio sguardo è cambiato, notando quanto sia fragile la struttura familiare e di come basti poco per creare un ambiente non sano alla crescita di un ragazzo e di come quindi tutto ciò sia più probabile di come la realtà si lascia percepire dall’esterno. Facendo ancora più mia, di quanto già non fosse, l’idea che tutti vivono nella sfortuna ma alcuni individui sono senza dubbio baciati dalla sfortuna.
Serena
Da sempre ho uno sguardo diverso nei confronti di persone con difficoltà, ricordo che già da quando andavo a scuola, mi ritrovavo spesso ad aiutare una ragazza disabile, nei compiti che gli venivano assegnati e nelle attività su cui lei trovava difficoltà, partecipavo insieme a lei anche alla giornata dello sport dei disabili che la scuola organizzava. Anche quando ci chiedevano di fare qualche attività per accumulare crediti scolastici io ho sempre scelto di svolgere volontariato in strutture o per anziani o per disabili. Questa non è la mia prima esperienza di servizio civile L’ho già svolto nel 2015 in una struttura diurna per disabili ,e già li avevo percepito quanto dedicare il mio tempo a delle persone così fragili mi faccia stare bene con me stessa. Da quando ho iniziato questo percorso di servizio civile ho potuto percepire ancora da vicino come è la vita all’interno di una struttura per disabili. quanto sia difficile per ogni utente confrontarsi con la vita di tutti i giorni. Quello che per noi sembra tutto semplice spesso per loro diventa davvero complicato. Grazie a questa esperienza ed ai corsi di formazione, ascoltando anche le esperienze degli altri ragazzi ci rende davvero conto di quante realtà diverse ci sono e quanto c’è bisogno di aiutare e di aiutarsi. In questi anni spesso mi sono persa e ho cercato di aggrapparsi a qualsiasi cosa per cercare la mia strada, quel posto nel mondo, che oggi mi rendo conto ancora una volta che sia lavorare con i disabili.