Pensavamo che la paura di questi ultimi due anni stesse passando, e invece ne abbiamo sempre di più. Paura dell’incertezza, del cambiamento, di quel che nei libri di scuola ci avevano assicurato non sarebbe mai più successo, di ciò che la lotta di tanti aveva fatto indietreggiare e scrivere addirittura sulla Costituzione Italiana che la guerra è uno strumento di offesa della libertà e va quindi ripugnato. Una parola fortissima quest’ultima che non appena pronunciata produce un’espressione facciale simile al disgusto e uno stato emotivo di disprezzo e di rifiuto.
Eppure, ancora oggi l’evoluzione inciampa, il progresso arresta. Gli occhi rimangono increduli. Il gioco spietato di chi da sempre ha sete di potere assoluto, avanza.
La lotta tra le grandi potenze non si è fermata né con le guerre mondiali né con la guerra fredda né tanto meno con il terrorismo e lo scontro tra civiltà del nuovo millennio, ma è rimasta insediata nel cuore e negli interessi di chi da sempre, in un modo o in un altro, gestisce il flusso della vita degli esseri umani.
Rimanere impassibili di fronte a quanto sta accedendo nel Mondo e in questi giorni in Ucraina è un reato.
Pensare che non ci riguardi o che non è affare nostro, perché non siamo le vittime dirette di questo attacco è da illusi e da ipocriti, ma direi anche da ignoranti.
Non mancano poi ragioni egoistiche che ci spingono oggi a stringerci intorno al popolo ucraino.
Siamo terrorizzati dall’idea di perdere quei privilegi di cittadini occidentali che vogliamo continuare a dare per scontati, non vogliamo avere problemi.
Questo scontro, in realtà, di “problemi” ci riempirà la quotidianità, perché abbiamo già perso da molto tempo i nostri privilegi, ancor prima che Putin invadesse l’Ucraina.
Li abbiamo persi in partenza, quando abbiamo iniziato a rispondere soltanto al nostro egoismo. Siamo un popolo frastagliato dall’interno, non siamo interessati al nostro vicino, ogni occasione è un buon motivo per essere gli uni contro gli altri. La pandemia è stata ed è una prova di questo.
Da un lato, se pensiamo all’inizio, motivo di fierezza e di solidarietà, di unione e di movimento per essere “fratelli”; dall’altro, se si pensa agli ultimi avvenimenti italiani, circa il green pass e altre questioni, è stata motivo di discriminazioni, rivalità e odio.
Non possiamo pensare di esserne esenti perché siamo stanchi e affaticati e ora anche le poche certezze che ci erano rimaste, come quella che le guerre non avrebbero più potuto minare i nostri valori, stanno crollando.
Nel 2022, ventunesimo secolo, secolo di innovazioni e di grandi conquiste scientifiche, economiche e tecniche; secolo in cui vengono approvate ed emanate leggi sullo sviluppo sostenibile, sulla tutela del globo, sulla denuncia verso la disparità di genere e sulla salute collettiva; l’Agenda 2030 approvata dall’ONU nel 2014, da parte dai governatori di 193 paesi membri delle Nazioni Unite, per il rispetto della vita umana e del mondo; l’impegno e la militanza per il rispetto dei diritti umani riguardano sempre più giovani nel mondo. Siamo certi, perché la storia ne ha dato parola, che la guerra va ripugnata sotto ogni sua forma, come mero strumento di diffusione dell’odio.
Ma qualcosa sta andando storto.
Secondo i dati dell’Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma (SIPRI), la spesa militare mondiale è raddoppiata dal 2000. Si avvicina a 2 trilioni di dollari l’anno e sta aumentando in tutte le regioni del mondo.
Afghanistan, Algeria, Brasile e Colombia, Etiopia, Palestina, Libia, Kurdistan, Siria, Uganda, Ucraina…
Questi sono solo alcuni dei paesi che vivono in uno stato di agitazione e guerra, da anni.
E sappiamo tutti che quando i ricchi si fanno la guerra sono i poveri che muoiono e siamo tutti noi che ci perdiamo.
Mi fa schifo la guerra, mi fa schifo non poter fare nulla e rimanere ferma ad aspettare che i “Grandi del Mondo” si muovano e mettano fine a quest’odio.
Mi fa schifo sperare che tutto questo cambi, perché la speranza porta in sé una paura, quella della vita di tanti esseri umani come me, che non hanno nessuna colpa, se non quella di essere in vita in un mondo che non ha rispetto e non ha pietà.
Allora mi fa schifo anche la speranza perché non voglio più aver paura.
L’articolo 11 della Costituzione Italiana riporta così:
“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa della libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati alle limitazioni di sovranità̀ necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”
Resta allora da chiedersi – e con queste domande vi voglio lasciare – perché continuiamo a fabbricare armi e in un modo beffardo e sottile quindi ad abbracciare la guerra?
Possibile che il principale modo di prestare aiuto che abbiamo in Europa è quello di finanziare l’acquisto e la consegna di armi ed equipaggi per il popolo ucraino alimentando così un sistema che mai cesserà di esistere?
Perché, ancora oggi, sono sempre più forti gli interessi economici che la vita dell’uomo?
E soprattutto perché l’educazione alla cittadinanza responsabile e alla Pace restano ancora come temi confusi e poco conosciuti?
La pace non si improvvisa e soprattutto non si improvvisa in uno stato di agitazione e con le urla, ma si educa e costruisce giorno dopo giorno, alimentando l’empatia e la responsabilità collettiva.
È ora che le minoranze attive tornino a far sentire la loro voce e ad essere lievito di Giustizio e Pace per la Società e per il Mondo intero.
È ora che l’Istituto repubblicano del Servizio civile, nato dall’obiezione di coscienza al servizio militare e strumento alternativo di difesa civile non armata e nonviolenta, si mobiliti per respingere i tentativi in atto di trasformarlo in un mero strumento delle Politiche giovanili e attivare, così come già avvenuto nel periodo della Pandemia, una forma di Difesa Civile che veda come protagonisti i giovani, gli enti territoriali e la società civile.
E in questa mobilitazione per primi noi operatori volontari e operatori degli enti di servizio civile, dovremmo domandarci…
Se non noi, chi?
Alessia
Di seguito il link di un articolo molto interessante per approfondire
Le guerre non scoppiano da sole – Scienza & Pace Magazine (unipi.it)