Sapevate che ogni 14 giorni una lingua scompare, portando con sé la chiave per decifrare un intero patrimonio culturale che viene così perso per sempre?
Ogni 21 febbraio l’UNESCO promuove la Giornata Internazionale della Lingua Madre per celebrare l’immensa e preziosa diversità linguistica e culturale di tutto il mondo. La data non è stata scelta a caso, ma per ricordare il 21 febbraio 1952 quando alcuni studenti bengalesi dell’Università di Dacca protestarono per il riconoscimento del bengalese come lingua ufficiale.
È una giornata importante per tutti, un momento per celebrare l’unicità della propria cultura e, allo stesso tempo, la ricchezza del multiculturalismo. In quest’occasione si ribadisce infatti la necessità di preservazione delle diversità linguistiche e l’importanza del riconoscimento del plurilinguismo: la lingua madre rappresenta innegabilmente, dal punto di vista culturale, il legame primigenio con le proprie radici e con la propria identità culturale.
I valori della Giornata della Lingua Madre sono molto vicini e molto cari al volontariato internazionale. Infatti, cos’è il volontariato se non l’incontro tra due diverse culture che si conoscono e arricchiscono a vicenda?
I volontari sono un vero e proprio veicolo di interculturalità. Quando parliamo di interculturalità non ci riferiamo alla staticità del multiculturalismo, ma alla dinamicità di un flusso che unisce e contamina culture diverse, senza che nessuna perda la sua essenza. I canali che trasportano questo flusso sono svariati.
Un esempio potrebbe essere l’arte, un altro il volontariato internazionale.
Il volontariato all’estero è canale di interculturalità in quanto favorisce l’incontro rispettoso e curioso tra due realtà diverse.
In un perfetto equilibrio, queste due realtà si arricchiscono a vicenda imparando l’uno dall’altra.
L’interculturalità valorizza l’unicità di ogni cultura, ma allo stesso tempo promuove gli scambi che sono alla base di una possibile costruzione di una comunità globale.
La comunicazione interculturale è di fatto la base del volontariato all’estero.
Ma cos’è la comunicazione interculturale?
Non è altro che il processo comunicativo che avviene tra due persone appartenenti a culture diverse. Affinché funzioni, due cose sono fondamentali.
La prima è che nessuna delle due culture prenda il sopravvento sull’altra.
La seconda è che entrambe siano disposte ad “ascoltare”.
Se la comunicazione interculturale funziona allora il multiculturalismo diventa ricchezza, diventa interculturalità. Entrambe le parti crescono e diventano un po’ più consapevoli grazie all’incontro con l’altro.
L’incontro tra volontari e comunità è un’espressione preziosissima di quella diversità linguistica e culturale che la Giornata Mondiale della Lingua Madre vuole celebrare.
Il volontario all’estero osserva inoltre la cultura straniera da un punto di vista privilegiato.
Non è, come il turista, un osservatore esterno.
Il volontario viene accolto dalla cultura che lo ospita e la vive quotidianamente, andando a comprenderne fino in fondo sia la bellezza che le difficoltà.
Ecco perché un pezzettino di quel paese, di quella cultura, di quella comunità vivrà per sempre con il volontario. Potrebbe essere un insegnamento di vita, o un valore riscoperto, una nuova consapevolezza o una nuova motivazione.
Qualunque cosa sia, troverà il suo spazio nella vita del volontario, che ne diventerà custode.
Prendere seriamente il proprio ruolo come volontari e come promotori di interculturalità è la base per un volontariato responsabile. Celebriamo ogni cultura nella sua unicità e promuoviamo l’incontro costruttivo.
Questo è volontariato.