DONO, GESTO DI LIBERTA’ E DI RELAZIONE

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Enzo Bianchi, monaco cristiano e saggista, fondatore della Comunità monastica di Bose ha scritto: “donare è un’arte che è sempre stata difficile”; e lo è ancora di più oggi, se pensiamo ad una società in cui ognuno persegue il proprio interesse, dove la normalità è il guadagno, il profitto e l’accumulo, dove i rapporti risentono di un egocentrismo crescente che mette al primo posto l’interesse dei singoli ed ogni azione è mossa dalla logica del vantaggio. Molti sono stati gli studiosi che si sono susseguiti e adoperati per dare una spiegazione della natura del dono. Il primo fra tutti è Marcel Mauss, antropologo, sociologo francese, che nel suo “Saggio sul dono” scrive: 

«Le società hanno progredito nella misura in cui esse stesse, i loro sottogruppi ed infine i loro individui hanno saputo rendere stabili i loro rapporti: donare, ricevere e infine ricambiare. Per cominciare è stato innanzitutto necessario deporre le lance. Solo allora è stato possibile scambiare i beni e le persone, non più soltanto tra clan e clan, ma anche tra tribù e tribù, nazione e nazione e, soprattutto, tra individuo e individuo.» 

Risulta chiaro come in questa visione il concetto del “dono” sottintende quello dello scambio: il dono avviene quasi sempre in un contesto più o meno diretto di reciprocità o a fronte di un’aspettativa di guadagno da parte del donatore. T. Godbout in “Lo spirito del dono”, afferma invece: 

“Definiamo dono ogni prestazione di beni o servizi effettuata, senza garanzia di restituzione al fine di creare, alimentare o ricreare il legame sociale tra le persone”. Inteso così il dono non è una cosa ma un “rapporto sociale”. 

Costituisce anzi il rapporto sociale per eccellenza. E dunque supera il concetto di dono come mero scambio reciproco. Di fatti il dono è l’atto di libertà per antonomasia. Esso non solo non può dipendere da un dovere giuridico, ma neppure da un obbligo sociale; il dono può rivelarsi un’interessante modalità per perseguire una pluralità di obiettivi: condividere valori, sviluppare relazioni, lasciare un ricordo. 1 Il dono è ciò che rende umano l’umano. Esso infatti permette alla persona di testimoniare concretamente ciò che la distingue da ogni altro essere, ossia la libertà: la capacità di fare ciò che è giusto non perché costretti da una norma o da varie forme di pressione sociale, ma semplicemente perché lo si vuole fare. Proprio perché il dono è libero, esso è anche gratuito. Anzi, molto di più, è ciò che induce all’indebitamento. Infatti, la dimensione del dono prolungata nel tempo crea un debito che mantiene attivo il legame tra due o più parti. A tal proposito, sempre Enzo Bianchi in una sua lezione magistrale al Festival della Filosofia a Modena nel 2012 ha definito il donare come la capacità di “consegnare un bene nelle mani di un altro senza ricevere in cambio alcunché” e ha precisato che nel “donare c’è un soggetto, il donatore, che nella libertà, non costretto, e per generosità, per amore fa un dono all’altro, indipendentemente dalla risposta di questo. Donare è quindi un movimento asimmetrico che nasce da spontaneità e libertà”. Di questa tipologia di dono ha molto bisogno oggi la nostra società e se è vero che il donare è un’arte come l’amore, allora ognuno di noi può esercitarsi a impararla e ogni volta che riusciremo a donare veramente sapremo di aver contribuito ad aumentare quel “debito d’amore” di cui ha molto bisogno l’umanità intera.

 

di Roberta De Tommaso

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