La storia di “Non una di meno” parte dall’America Latina, precisamente in Argentina, quando un gruppo di giornaliste e docenti lanciarono un appello contro le violenze di genere e i femminicidi che stavano attraversando (e attraversano tutt’ora) il Paese.
Lo slogan che usarono, “Ni una menos“, era ispirato a un testo della poeta e attivista messicana Susana Chavez (“Ni una mujer menos, ni una muerta más“), uccisa nel 2011 per aver denunciato i crimini contro le donne messicane. Lo slogan diventò presto un hashtag e iniziò a rimbalzare di profilo in profilo. Numerosissime donne, anche molto giovani, iniziarono a raccontare pubblicamente la loro esperienza di violenze e abusi.
La marea di partecipazione sfociò presto in una manifestazione fisica: il 3 giugno del 2015, in Piazza del Congresso a Buenos Aires si ritrovarono centinaia di migliaia di persone a protestare contro una società che permetteva l’uccisione, in media, di una donna ogni trenta ore.
Da quel momento in poi, le lotte femministe contro il sistema patriarcale, coloniale e capitalista hanno attraversato l’intero continente.
La loro eco è arrivata negli Stati Uniti, dove nell’ottobre del 2017 è nato il movimento del #MeToo contro le molestie sessuali e gli abusi sul posto di lavoro – convertitosi presto nello slogan attivo, e diffuso in tutto il mondo, #WeTogether.
La prima grande manifestazione in Italia ci fu l’8 marzo 2016, in occasione della Festa della donna.
Un folto gruppo di persone si riunì a Roma per tornare a pensare la ricorrenza come un’occasione di attivismo politico, di scioperi e di lotta contro le violenze e le privazioni sistematiche.
Da quel momento in poi, i collettivi di Non una di meno si moltiplicarono nelle diverse città italiane, così come le assemblee e i dibattiti.
La partecipazione sfociò nella oceanica manifestazione del 24 novembre del 2018 e nello sciopero generale dell’8 marzo 2019. Tuttavia, è nel maggio del 2016 che il movimento prende un assetto più organizzato, precisamente in seguito all’efferato omicidio di Sara Di Pietrantonio, giovane ragazza uccisa e bruciata dall’ex fidanzato. In questa occasione Non una di meno dichiarò l’obiettivo di redigere un Piano nazionale femminista contro la violenza maschile sulle donne costruito dal basso, attraverso una pratica politica orizzontale. Dunque furono annunciati i due primi appuntamenti nazionali: il corteo del 26 novembre e l’assemblea del 27 novembre del 2016.
Cosa ha di diverso rispetto agli altri movimenti femministi?
Senza dubbio, dietro il successo di “Non una di meno” c’è la volontà di creare una relazione tra donne al di fuori dai meccanismi di potere e la voglia di costruire un soggetto collettivo intersezionale.
Fin dagli albori, Non una di meno ha incentrato le sue proteste contro il binarismo sessuale uomo-donna, facendosi portavoce delle necessità di tutte le fasce della società discriminate: non solo donne, ma anche gay, transgender e bisessuali, in concerto con il movimento LGBT.