Ruth Bader Ginsburg: un’icona femminista.

Ruth Bader Ginsburg è stata la giudice più conosciuta d’America avendo contribuito con il suo impegno giuridico da attivista per l’uguaglianza di genere prima e da giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti poi, in una carriera lunga più di cinquant’anni, in cui, come piaceva ripetere lei “il posto delle donne è là dove si prendono le decisioni”.

Figlia della “Grande Mela” Ruth Bader Ginsburg nasce a Brooklyn nel 1933 da genitori ebrei immigrati negli Stati Uniti, da Ucraina e Polonia. Ruth conosce Martin Ginsburg, che sposa un mese dopo la laurea. Diventata così Bader Ginsburg, segue il marito in Oklahoma per il suo servizio militare e trova impiego nella pubblica amministrazione dello stato. È qui che dopo essere rimasta incinta della prima figlia, il suo ufficio la rimuove dalla posizione, demansionandola .

Nel 1972 troviamo il suo nome tra i fondatori della sezione della American Civil Liberty Union dedicata ai diritti delle donne, gruppo che porterà avanti centinaia di cause legali contro le discriminazioni di genere in tutto il paese.

Tra il 1973 e il 1976, Bader Ginsburg dibatte sei casi riguardanti diritti delle donne davanti alla Corte Suprema.

“Non chiedo favori per il mio sesso, chiedo solo che smettano di calpestarci”: la sua più celebre dichiarazione in tribunale era stato il motto di tutta una vita.

Divento cosi una pioniera del femminismo.

Costantemente impegnata a difendere i diritti delle donne ovunque venissero violati, la sua vita è stata un susseguirsi di battaglie sociali: dal diritto all’aborto al matrimonio gay, dall’immigrazione all’assistenza sanitaria per tutti.

Storiche alcune decisioni relative a casi di discriminazioni di genere che segnarono punti di non ritorno nella storia del difficile cammino delle donne per l’uguaglianza e la parità dei diritti. Tra le più significative la decisione United States v. Virginia con la quale la Corte Suprema a maggioranza ribaltò la decisione di appello con la quale era stata ritenuta non discriminatoria la esclusione delle donne dall’Istituto. 

Come spesso aveva fatto in vita, anche dopo la morte per un cancro al pancreas nel settembre del 2020, la giudice riesce a tagliare un ultimo traguardo nella lotta per l’uguaglianza, diventando la prima donna e la prima persona di fede ebraica la cui camera ardente viene allestita al Campidoglio. Nella sua scomparsa alla vigilia del (Rosh Hashanah), il capodanno ebraico.

 

La reazione emotiva e la  partecipazione  corale  da parte  di più generazioni di donne e di uomini  alla sua morte, avvenuta  all’età di 87 anni,  dà  la misura di quanto la  Ginsburg fosse una interprete  dei tempi  difficili e complessi della modernità  e di come  la sua visione  fosse largamente anticipatrice di  una esigenza  sempre più diffusa  di  costruire  una società di uguali, senza  le discriminazioni di razza,  di sesso e di censo che  ancora inquinano  il tessuto civile e i sistemi politici ed  economici a qualsiasi latitudine nel mondo.

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