Il 25 marzo viene celebrata la Giornata internazionale in memoria delle vittime della schiavitù e del commercio degli schiavi transatlantici, istituita nel 2007 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. L’obiettivo di questa ricorrenza è quello di ricordare e onorare la memoria di oltre quindici milioni di persone che furono vittime del crudele commercio transatlantico degli schiavi.
In questo scenario, il ruolo principale fu occupato degli Europei e, in particolare, dai principali Stati dell’epoca: Gran Bretagna, Spagna, Portogallo e Olanda.
– La tratta era, infatti, divisa in tre tappe. La prima consisteva nel passaggio dall’Europa all’Africa, dove gli schiavi venivano barattati con prodotti europei, come oggetti di cuoio, oggetti in vetro, armi, alcol e tessuti.
– La seconda tappa vedeva il passaggio dall’Africa all’America, dove gli schiavi trasportati dalle navi erano venduti e usati per lavorare nelle piantagioni e nelle case di ricchi proprietari terrieri. Furono, però, impiegati anche nelle miniere del Sud America, soprattutto in quelle di oro e argento in Perù e di rame in Cile.
– La terza tappa prevedeva il ritorno delle navi dall’America all’Europa, con le stive cariche di prodotti lavorati dagli schiavi tra cui tabacco, cotone e zucchero.
In quest’ottica, l’Africa rappresentò un tesoro da depredare. L’economia africana iniziò a girare attorno al beneficio esclusivo dell’economia europea, proprio attraverso il meccanismo del “commercio triangolare”. Gli schiavi venivano catturati nell’entroterra dai negrieri, predatori che erano anche di origine africana e che approfittando delle guerre facevano prigionieri e rivendevano, sui mercanti europei i propri concittadini trattandoli alla stregua di un qualsiasi tipo di merce, senza nessuna pietà. Le condizioni di viaggio per la traversata verso l’America erano disumane. Le navi impiegavano dai trenta ai novanta giorni; gli schiavi restavano incatenati nelle stive, con spazi limitatissimi, per l’intera durata del viaggio. Questo causa molte morti, sia per le condizioni di assenza di cibo, movimento e aria o in altri casi in mancanza di acqua per tutti, venivano buttati in mare, vivi. La tratta si protrasse, di fatto, fino alla conclusione della Guerra di secessione statunitense nel 1865 quando il 16° presidente degli Stati Uniti d’America Abraham Lincoln sancì l’abolizione permanente della schiavitù.
Dall’epoca a i giorni nostri è trascorso più di un secolo, ma non possiamo dire che i crimini legati a comportamenti ed azioni schiaviste, siano stati eliminati e sconfitti. Sono nuove le forme di tratta degli esseri umani, ma non meno atroci e disumanizzanti.
Vittime della prostituzione, della droga, la tratta di esseri umani a scopo di traffico di organi per trapianti illegali, milioni di immigrati e vittime di interessi altrui, che vengono strumentalizzati e privati di solidarietà ed uguaglianza. È responsabilità di tutti denunciare le ingiustizie e contrastare con fermezza questi vergognosi crimini.
Non dimentichiamo il passato e apriamo gli occhi a quanto accade nel presente.