Il sole risveglia tutto il paese, lo riscalda, illumina l’ambiente con colori che non possono essere replicati. Dopo la colazione con vista lago, si scende di casa e ci si avvia verso il centro, a volte insieme, a volte in solitaria. Le camminate in solitaria sono le mie preferite perché si riesce ad assaporare meglio tutto quello che ci circonda e le persone che si incontrano per strada: i bambini, che si dirigono a scuola e che ti abbracciano sempre; le abuelitas, che se ne stanno fuori di casa ad approfittare dei primi raggi caldi di sole; uomini che costruiscono case (sì, qualcuno ancora abita a Huatajata); donne con bambini piccoli; cani, tanti cani, i boss delle strade.
Qui iniziano i primi saluti della giornata. Sono momenti pieni di sorriso, di accoglienza, che la popolazione di Huatajata ti regala, probabilmente a sua insaputa, dando per scontato un gesto tanto abituale.
Il sorriso più ambito è di Anselma, la signora della tienda azul, scorbutica come un porcospino, colei che detiene il potere sui panini all’uovo, che vuole attenzione e che ti rinfaccia ogni sgarro fino a quando non si chiede perdono in ginocchio. Non c’è niente da fare, conquistarla è un dovere!
Ci sono poi le abuelitas, ti abbracciano come solo le nonne possono fare, è d’obbligo fare il giro di tutte e salutarle con dovere…capire l’ordine dei gesti da compiere è stata un’impresa: stretta di mano, bacio sulla guancia destra, abbraccio e conclusione con stretta di mano. Lo ammetto, ho ancora dei dubbi.
Le challe[1] sono ancora più complicate, non fosse solo per il numero di partecipanti, soprattutto se si arriva in ritardo e il giro delle persone lo devi fare comunque tentando di disturbare il meno possibile.
Partire da un posto dove il saluto lo dedichi esclusivamente a persone conosciute (non sempre, ammettiamolo) e arrivare in un luogo dove prima di tutto il saluto. Sembra di poco conto, ma dà la percezione di un grande e caldo abbraccio. Tornati in Europa la tentazione di salutare tutta la gente per strada è stata forte, ma ci si pensa un po’ matti e si blocca il meccanismo. Il saluto è spesso accompagnato da un sorriso, da uno sguardo, può svoltare una giornata intera e quindi perché no? Portiamolo anche da noi sto saluto!
Un pensiero speciale va ad Esmeralda, la mucca dei nostri vicini, sempre presente e vigilante sui nostri passi.
[1] La challa è un rituale andino di reciprocità con la Pachamama (madre terra)
Alessandra Lunghi
Volontaria in Servizio Civile in Bolivia
Sede di Huatajata