Riportiamo la nota della Conferenza Nazionale Enti di Servizio Civile a cui aderiamo, sul ruolo del Servizio Civile Universale durante e dopo l’emergenza Covid 19
Il contributo del Servizio Civile Universale durante e dopo l’emergenza COVID 19 Il servizio civile universale sta realizzando la sua finalità di “difesa civile e di risorsa per il Paese”, e, tanto più in questa emergenza legata al Coronavirus, occorre far ripartire i progetti sospesi ed impegnare al meglio i giovani volontari anche in nuove attività. Per questo la Cnesc ribadisce il suoconsenso alla scelta del Ministro e del Dipartimento che, con la Nota pubblicata il 30 Marzo, propone agli enti di muoversi in questa direzione.
Non saranno rose e fiori. Il Servizio Civile, per sua identità costitutiva, è basato su attività centrate sul rapporto personale con i beneficiari. Così come gli operatori volontari hanno scelto un progetto e le attività ivi descritte e avevano appena iniziato a ricevere la formazione e l’accompagnamento conseguente. Alcune organizzazioni non hanno neanche avviato l’impiego. Adesso si tratta di passare, per un periodo abbastanza lungo, ad attività in gran parte da remoto, anche nuove, per le quali servirà una minima formazione. Particolarmente difficile sarà la rimodulazione per chi svolgeva progetti all’estero. Quindi vanno previste norme paracadute per le organizzazioni e gli operatori volontari ove non fosse possibile ripartire.
Si tratta quindi di riconvertire molte migliaia di percorsi strutturati verso nuove attività, anche con nuovi interlocutori, nel medesimo momento in cui le organizzazioni sono in situazioni difficilissime,
(quando va bene, con il personale che richiede la cassa integrazione). Gli operatori professionali del SCU (responsabili locali, formatori, operatori locali di progetto) sono nelle medesime condizioni,
quando non raggiunti dal COVID 19. Per questo i risultati si vedranno con la metà di Aprile, data stabilita dal Dipartimento per la sintesi. Il contributo nei prossimi mesi Eppure, consapevoli di queste sfide, da martedì 24 marzo scorso, abbiamo avviato tra i nostri soci una rilevazione sulle possibili attività di servizio civile che si potrebbero andare a svolgere, pur nell’emergenza in corso, a partire da aprile, tenendo conto sia delle opportune precauzioni che delle
specificità territoriali. Ovviamente ci auguriamo quanto prima di tornare alle attività ordinarie dei progetti, là dove sarà possibile, ma ad oggi sappiamo che queste potranno essere solo una piccola parte. Stiamo poi valutando per una parte sempre minoritaria, ma più ampia di progetti, una loro rimodulazione in remoto, per arrivare infine alla maggior parte di essi che potrebbero proseguire dopo il 15 di aprile rimodulando le attività originariamente previste, anche con attività legate all’impatto sociale, culturale, economico dell’emergenza.
Qualora la riattivazione interna agli enti non permettesse per tutti gli operatori volontari la ripresa dei progetti, questi, opportunamente rimodulati e sempre in contatto con l’ente, potrebbero avere la funzione di supportare i Comuni in questo momento così particolare e di crisi. Già le indicazioni fornite dal Dipartimento danno spunti utili. Con l’opportuna formazione, i giovani in servizio civile potrebbero andare a svolgere una serie di attività che permetterebbero di lasciare così libero il personale pubblico di impegnarsi su altre priorità. Servirebbero certamente documenti adeguati, ma è una prospettiva da mettere in conto. Sarebbe un segno concreto di quanto il servizio civile possa essere veramente un istituto di ‘difesa civile’.
Questo è il contributo che in questi mesi la Cnesc, assieme al Forum del Terzo Settore, intende dare al Paese.
Le proposte per una nuova normalità Ma, come da più parti richiamato, occorre pianificare la ripresa del Paese non appena le condizioni sanitarie lo permetteranno.
Da questa emergenza occorre uscire con un Servizio Civile Universale stabilizzato e rinnovato. E’ il tempo di dare seguito a quanto il Ministro Spadafora disse alla Consulta Nazionale del 3 Dicembre 2019: “serve un meccanismo di stabilizzazione finanziaria pluriennale” che permetta a decine di migliaia di giovani di partecipare ogni anno al SCU. Il primo passo sono risorse per avviare la Programmazione triennale con un contingente di almeno 80.000 persone nel 2021. Questo avrebbe ricadute sui giovani, le famiglie, il Terzo Settore, gli Enti Locali e permetterebbe una riduzione dei tempi nella valutazione limitandosi ai programmi non ammissibili. E’ essenziale che dai primi mesi del 2021 siano in servizio questi 80.000 giovani. Questo darebbe senso concreto al lavoro delle organizzazioni per il deposito dei programmi entro il prossimo 29 Maggio 2020. Abbiamo apprezzato questa scelta.
Ma serve anche un lavoro di ripensamento organizzativo e gestionale per accorciare i tempi fra deposito del programma e suo avvio, per spostare l’attenzione sui risultati ottenuti invece che su una burocrazia sempre più pesante. Un lavoro che riguarderà anche aspetti normativi della riforma del 2016, che in questi due anni hanno evidenziato forti limiti. Ad esempio eravamo partiti con un programma triennale e ci ritroviamo invece ogni anno a dover presentare e valutare programmi e progetti! Peggio di prima.
Conferenza Nazionale Enti Servizio Civile, Roma 2 Aprile 2020