Abbiamo partecipato anche noi alla consistente ripartenza del servizio civile universale. Abbiamo dato con gli altri enti in nostro contributo al sostegno alle persone fragili e alla cura delle comunità. Abbiamo rimodulato e organizzato i nostri progetti e la nostra formazione per tornare attivi, tutelando la salute delle persone e degli operatori volontari. Gestendo la paura ed investendo nella relazione e nella condivisione. I nostri contesti di vita non hanno bisogno di tornare come prima ma di migliorare. Teniamo duro.
Per quello che riguarda la CNESC (Conferenza Enti Servizio Civile) a cui aderiamo, sono ripartiti 9500 operatori volontari su 11550.
Di seguito la Dichiarazione del Ministro per le Politiche giovanili e lo Sport Vincenzo Spadafora – Servizio civile universale: 23.000 gli operatori volontari di nuovo in attività
«Il piano per la riattivazione dei progetti di servizio civile universale provvisoriamente sospesi a causa dell’emergenza Covid-19, annunciato lo scorso 30 marzo e reso operativo il 4 aprile scorso, ha dato i risultati auspicati: sono 23.000 gli operatori volontari da oggi di nuovo in servizio attivo e qualcun altro si aggiungerà nei giorni a venire.
Nelle scorse settimane, grazie all’impegno degli enti di servizio civile e alla volontà dei giovani operatori, l’attività non si era comunque mai del tutto fermata in molte aree del territorio, laddove c’erano le condizioni e i progetti erano già incentrati su interventi direttamente connessi alla gestione dell’emergenza, hanno continuato ad operare, anche nei giorni più complicati, oltre 3.200 volontari. Sui canali social del Dipartimento sono state raccontate le loro storie con l’hashtag #noirestiamoconvoi.
Da oggi 16 aprile 2020, lungo tutta la nostra Penisola, i volontari che restano accanto alle proprie comunità sono diventati 23.000. Impegnati attivamente a difendere la Patria, come vuole la loro scelta di volontari di servizio civile universale, esercitano in prima persona quella cittadinanza attiva ancora più importante in situazioni di emergenza come quella che stiamo vivendo.
In particolare oggi sono quasi 13.000 i giovani che riprendono le attività sospese cosi come erano essenzialmente previste nei progetti originari, mentre sono circa 10.000 quelli impegnati in progetti rimodulati, per i quali loro stessi in molti casi hanno partecipato alla ridefinizione di obiettivi e attività. Si tratta di interventi particolarmente significativi nell’attuale contesto emergenziale: dal supporto ai comuni e ai centri operativi comunali di protezione civile al sostegno al sistema scolastico, dalla realizzazione di progetti educativi o culturali, ripensati alla luce delle nuove necessità dettate dall’emergenza, al cosiddetto “welfare leggero”, cioè interventi di assistenza alle persone anziane e ai soggetti più fragili in tutte quelle attività quotidiane per le quali non possono far fronte da sole in questo momento. Vedremo così i volontari del servizio civile alle prese con la consegna della spesa, dei farmaci, di pasti preparati, di libri o di altri beni di necessità ma anche impegnati a offrire assistenza da remoto, ad esempio attraverso telefonate periodiche dedicate all’ascolto e al conforto delle persone più sole oppure gestendo servizi informativi per la cittadinanza.
Sono poco più di 9.000 i volontari che svolgeranno attività da remoto (il 41% del totale), a fronte di quasi 14.000 che potranno operare sul campo o in modalità mista (rispettivamente il 31% e il 28%), all’insegna della massima sicurezza, grazie all’utilizzo di adeguati dispositivi di protezione e adottando tutte le norme di precauzione necessarie.
Del totale dei giovani del servizio civile oltre 4.000 saranno impegnati presso sedi diverse rispetto a quelle previste nei progetti – perché magari non disponibili in questo frangente o meno funzionali alle attività da realizzare – e di questi 1.200 circa opereranno presso sedi di organizzazioni, enti, associazioni non iscritti all’albo del servizio civile ma che si sono “gemellate”, con l’obiettivo comune di fronteggiare al meglio la situazione di emergenza. In questo senso è stato preziosa la sinergia tra gli enti e il raccordo informativo ed operativo con Comuni, Regioni e Province Autonome.
Tra i 23.000 volontari ci sono anche giovani che avevano scelto di svolgere il servizio civile all’estero e nei Corpi civili di pace e che, costretti a rientrare in Italia a causa dell’emergenza, hanno scelto di proseguire l’attività nel nostro Paese nei progetti rivisitati dagli enti. Sono poco più di un centinaio ma vanno menzionati perché il loro spirito di solidarietà e il sentirsi attori principali nella difesa della Patria li ha motivati a continuare il proprio servizio seppure in modo molto diverso rispetto alle originarie aspirazioni. A loro si aggiungono un altro centinaio di giovani che invece hanno potuto trattenersi all’estero e oggi proseguono le proprie attività di servizio civile in altri Paesi, seppure con molta cautela e per la maggior parte dei casi da remoto.
Sono, infine, circa 6.000 gli operatori volontari che devono necessariamente fermarsi in quanto gli enti presso cui operano sono stati costretti ad interrompere temporaneamente i propri progetti. Progetti che riprenderanno non appena ci saranno adeguate condizioni per ripartire, con i giovani che potranno recuperare il periodo di interruzione del servizio.
Uno sforzo straordinario del sistema del servizio civile universale che ha visto operare in grande sinergia e sintonia tutte le sue componenti – Dipartimento per le politiche giovanili e il servizio civile universale, Regioni e Province Autonome, ANCI, rappresentanza degli enti e degli operatori volontari – e che consente a migliaia di giovani di servire il proprio Paese in una situazione eccezionale, che vede ancora di più il Paese aver bisogno di loro».
Data di pubblicazione 16 aprile 2020