PRIMA OBIEZIONE DI COSCIENZA COLLETTIVA AL SERVIZIO MILITARE
Il 9 febbraio di cinquant’anni fa a Roma, nella sede del Partito Radicale, durante una conferenza stampa sei giovani dichiarano la loro obiezione di coscienza collettiva al servizio militare.
Per la prima volta in Italia viene messa in atto un’obiezione di coscienza di gruppo con un intento dichiaratamente politico di contestazione del ruolo delle forze armate, non solo per la preparazione alla guerra, ma anche come strumento di controllo interno e di difesa di un sistema oppressivo e ingiusto.
I giovani attivisti si erano conosciuti al convegno nazionale di studio sul militarismo, tenutosi all’inizio di quell’anno a Sulmona, promosso dal Movimento Antimilitarista Internazionale (MAI) e organizzato dal Gruppo di Azione Pacifista (GAP) locale.
In quegli anni il movimento antimilitarista è molto attivo in tutta Italia e ricco di sensibilità culturali e posizioni politiche differenti.
Vi sono coinvolti nonviolenti, radicali, gruppi pacifisti, anarchici, cattolici, liberi religiosi, proletari in divisa e, particolarmente attivi, risultano Pietro Pinna del Movimento nonviolento e Marco Pannella del Partito Radicale.
Ricordiamo oggi quei “giovani” a cui l’Istituto Repubblicano del Servizio Civile deve molto e noi del CESC Project sicuramente moltissimo.
Nella speranza di restarne sempre umili custodi e degni continuatori.
Mario Pizzola di Sulmona (AQ),
Neno Negrini di Olgiate (CO),
Alberto Trevisan di Padova,
Giuseppe Amari di Voghera (PV),
Gianfranco Truddaiu di Vigevano (PV)
Franco Suriano di Roma.
Ma anche Valerio Minnella di Bologna e Nando Paganoni di Cologno al Serio (BG) che non poterono essere presenti perché già arrestati.
La nonviolenza non può accettare la realtà come si realizza ora,
attraverso potenza e violenza e distruzione dei singoli,
e perciò non è per la conservazione, ma per la trasformazione;
(Aldo Capitini)