Oggi 31 gennaio l’ultimo saluto a Marisa Galli, co-fondatrice, della Comunità di Capodarco.
Nata con grave disabilità nelle campagne di Servigliano nelle Marche, non è potuta andare a scuola, ma aveva imparato grazie alla sua tenacia e all’aiuto delle compagne a ben leggere e scrivere. Incontrato don Franco Monterubbianesi insieme a lui ha fondato nel 1966 la Comunità, come raccontato da lei stessa nel libro “Il lato umano”, per aprire per sé e per altri altre strade di emancipazione.
Tetraplegica fin dalla nascita, è stata maestra di vita e di lotta, oltre che per molte persone disabili, anche per centinaia di giovani, volontari, obiettori di coscienza e operatori del servizio civile che invitava incessantemente a scegliere il proprio destino e cambiare concretamente la propria vita. Diceva “non ho chiesto mai a Dio il miracolo della guarigione”. Mi ha dato la vita e questo è sufficiente.
Dagli inizi degli anni ‘70 sostiene le lotte degli obiettori di coscienza.
Al tribunale militare di Torino al processo all’obiettore Antonio Riva, alla testa di altri giovani in carrozzina, porta la testimonianza del servizio alternativo che Antonio aveva svolto con i disabili a Capodarco.
I giudici militari, non potevano che applicare la Legge e dichiarare Antonio colpevole di “mancanza alla chiamata”, ma accettarono uno sconto minimo di pena perchè aveva commesso il reato con l’attenuante di aver operato “per un atto di alto valore sociale” che Marisa e gli altri disabili avevano plasticamente rappresentato davanti agli occhi dei giudici.
Nel 1974, lasciata Capodarco, va a Roma e adotta una ragazza con seri problemi psichiatrici a cui fa da madre, sopportando le problematiche che una malattia mentale comportano.
Marisa ha dimostrato che, al di là delle disabilità, è possibile vivere con entusiasmo, con sogni e con risultati di una vita vissuta con intelligenza e con coraggio.
Diceva di lei… “Sono diventata senza volerlo una specie di simbolo ma ho solo creduto a quello che don Franco proponeva, grazie a una spinta interiore molto forte. Ho creduto, insomma, alla proposta di dedicare la mia vita a favore di una categoria”. “Avevo ricevuto molto, ho deciso di essere fedele alla scelta, attenta e comprensiva verso quello che succedeva intorno a me”. “Sono credente e la presenza di Dio l’ho sentita fin dall’inizio, per quella sensibilità che mi ha fatto soffrire ma mi ha fatto anche capire quanto sia importante assumere i problemi degli altri. Sono convinta che noi abbiamo dato l’assenso all’opera di Dio. Nessuno avrebbe immaginato allora che questa realtà prendesse così piede e si ampliasse in questo modo”.
Un esempio raro di vivere con prospettive che superano i limiti che la natura o il destino sembrano prefigurare.
Se in Italia l’attenzione e il rispetto per la disabilità sono diventati patrimonio comune lo si deve a persone come Marisa che, nella vita, hanno dimostrato che ogni persona ha valore, è degna di rispetto e può agire per il bene di tutti.
Marisa Galli ha raccontato la sua esperienza e il suo pensiero nei seguenti testi: “Il lato umano” (1996 – Comunità edizioni); “La lunga sfida. Manuale per superare l’emarginazione” (2005-Sensibili alle foglie), “Una storia unica” (2007 – Redattore Sociale edizioni); “Intimo a rovescio” (2016 – Sensibili alle Foglie)
Documentario Marisa Galli e le donne di Capodarco
https://vimeo.com/657848540/0b2c8900d9
Carmela Ricci recita “Il lato umano”
Marisa Galli mentre inaugura la nuova sede del CESC Project in via Lungro il 21 dicembre del 2016
In Evidenza sulla nostra Home page una foto sempre relativa all’inaugurazione del 2016, con il Presidente di quel periodo Michelangelo Chiurchiù.