Ecuador                                                  

 

 SCHEDA ELEMENTI ESSENZIALI DEL PROGETTO ASSOCIATO AL PROGRAMMA

TITOLO DEL PROGETTO: SENTIRSI A CASA

SETTORE E AREA DI INTERVENTO: Settore: G – Promozione della pace tra i popoli, della nonviolenza e della difesa non armata; promozione e tutela dei diritti umani; cooperazione allo sviluppo; promozione

della cultura italiana all’estero e sostegno alle comunità di italiani all’estero.

Area: 4 – Cooperazione allo sviluppo, anche con riferimento alla promozione della democrazia partecipativa e ai settori dell’assistenza, del patrimonio culturale, dell’ambiente e dell’aiuto umanitario alle popolazioni vittime di catastrofi.

DURATA DEL PROGETTO: 12 MESI

Il presente progetto si rivolge a minori in stato di fragilità, non accompagnati e/o migranti, richiedenti asilo e rifugiati in Ecuador

·       30 minori accolti in Casa famiglia ad Ibarra

·       30 minori in supporto familiare ad Ibarra

·       50 minori migranti e richiedenti asilo coinvolti nei progetti a Quito, provenienti dal nord-est dell’Ecuador

·       160 migranti e richiedenti asilo coinvolti nei progetti a Quito provenienti dal nord-est dell’Ecuador

Il progetto è inserito all’interno del programma SCU “2021 Inclusione, educazione e sviluppo rurale in Ecuador e Bolivia” che basa la sua azione rispetto al conseguimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibili (ODS) 2. Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile e 4. Fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti, 10. Ridurre le diseguaglianze all’interno di e fra le Nazioni e che interviene a favore di persone fragili per sostenerle e includerle nella realtà sociale dei Paesi coinvolti.

Verrà realizzato in 2 sedi al nord del Paese.

 

CONTESTO SPECIFICO DEL PROGETTO

 

Sede di IBARRA – Regione Imbabura, dati e criticità

Ibarra è il capoluogo della Regione Imbabura (Provincia nella suddivisione territoriale dell’Ecuador). È situata al nord del paese, non distante da Quito (119 km di panamericana) e dal principale Aeroporto del paese, il Mariscal Sucre (114 km) e a solo 70 km in linea d’aria dal confine con la Colombia.

Ibarra è situata ai piedi del vulcano Imbabura, sulla riva sinistra del fiume Tahuando. Con 131.856 abitanti ufficiali ma si arriva a 181.175 se vi aggiungiamo migranti e stranieri in processo di legalizzazione (censimento del 2010 dall’Istituto Nazionale di Statistica e Censimento), Ibarra è una città con una realtà sociale eterogenea, dove si possono trovare meticci, indigeni e afro-ecuadoriani, una caratteristica rara nella regione della Sierra.

A questo panorama complesso si aggiunge la massiccia presenza di migranti e richiedenti asilo colombiani, circa 50.000 e l’arrivo, negli ultimi anni sempre più numeroso, di venezuelani in fuga dal paese di origine a causa della forte crisi. La città, vivace ogni giorno della settimana, è considerata il centro economico, educativo e scientifico del nord dell’Ecuador.

Ibarra geograficamente è divisa in 5 zone: Vulcano Imbabura, lago di Yahuarcocha, Massiccio Floral, la CampiñaIbarreña e la Pianura di Caranqui.

Come il resto del Paese la città affronta numerosi problemi che interessano i gruppi meno integrati nella comunità: le disuguaglianze sociali, la violazione dei diritti umani, le difficoltà di accesso ai servizi primari, la criminalità. Le difficoltà del contesto rendono ancor più fragili le condizioni di vita delle fasce più vulnerabili della popolazione, esponendo a maggiori rischi proprio coloro che avrebbero bisogno di maggior protezione: minori e migranti.

Più in generale il progetto interviene sull’intera Regione dell’Imbabura, che conta 398.224 abitanti su un territorio di 4.600 kmq, dei quali il 52,7% residenti in aree urbane e il 47,7 in zone rurali. Dal censo del 2010 le persone si autopercepiscono come meticci per 65,7%, indigeni per il 25,8%, afroecuadoriani per il 5,4% e bianchi per il 2,7%. Se ne deduce una gran percentuale di persone che si riconoscono nei popoli originari e una minoranza riferita ai bianchi di origine europea.

Gli indicatori sociali della stessa Regione (INEC 2020), mettono in evidenza il miglioramento avvenuto negli ultimi anni ma, allo stesso tempo, gli alti indici di povertà (ancora al 54,2%) e di analfabetismo (10,6% con percentuali del 13,4% per le donne) ancora presenti nella regione.

Le zone rurali raggiungono picchi di indici di povertà preoccupanti, molto più alti di quelli rilevati nelle zone urbane. Ancora c’è molto da fare sul fronte dell’accesso ai servizi.

Sede di Quito – Provincia del Pichincha – Contesto territoriale e criticità

Quito è la capitale dell’Ecuador, capoluogo della Provincia del Pichincha e sede del Distretto Metropolitano di Quito.Il suo nome deriva dalla tribù dei Quitus. Divisa in tre parti da due profondi burroni che scendono dal vulcano Pichincha, presenta nel complesso un aspetto moderno, con magnifici parchi. La data della sua prima fondazione è incerta, tuttavia si pone la sua nascita al 6 dicembre del 1534 con la conquista spagnola. Fu la prima città dichiarata, insieme a Cracovia in Polonia, Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, il 18 settembre 1978. Nel 2008 è stata nominata sede dell’Unione delle Nazioni Sudamericane (UNASUR).Quito è situata sopra il bacino idrografico di Guayllabamba, nella pendenze orientali del vulcano attivo Pichincha, nella parte occidentale delle Ande. Si trova ad una altitudine di 2.850 m sul livello del mare, il che ne fa la seconda capitale amministrativa più alta del mondo. La sua popolazione è di 2.239.191 abitanti, divisa tra l’area urbana (1.609.418 abitanti) e quella rurale (620.658). (Censimento nazionale del 2010). La città è divisa in 32 unità definite Parroquias, le quali si suddividono in barrios (quartieri).

Il progetto si colloca nei quartieri urbani marginali della zona Nord della città: Carcelén e Carcelén bajo, Corazón de Jesús, Luz y Vida e San José de Morán, Colinas del Norte e Carapungo. Le azioni del progetto sono rivolte anche in altri settori di Quito, come Atucucho, Rancho Alto, Comité del Pueblo, La Bota, Carretas,  Cotocollao,  La Josefina, La Roldós, Los Mastodontes, Pusuquí, Calderón.

In questi barrios sono presenti insediamenti di famiglie provenienti dalle zone rurali del centro e sud di Quito e altre che provengono anche da altre provincie dell’Ecuador come: Rocafurte – Esmeraldas, Guayaquil – Guayas, Julio Andrade –Carchi, Tulcán – Carchi, Imbabura, Los Bancos Pichincha.

A causa dell’impatto della guerriglia nella zona di confine con la Colombia, a Nord dell’Ecuador e della crisi politica, negli ultimi due anni, del Venezuela, i quartieri Nord della città sono popolati da una grande quantità di migranti che fuggono da questi paesi in cerca di sicurezza e migliori condizioni di vita.

Gli studi e report realizzati da Gondwana e dal partner locale specializzato nel settore SJR Servicio Jesuita a Refugiados Ecuador, tra il 2012 e il 2019, hanno confermato come una delle criticità più rilevanti della zona periferica nord di Quito- e tutta l’area che va da Quito ad Ibarra e poi arriva a Tulcàn – è data dalla presenza di molti bambini e adolescenti abbandonati, che non frequentano la scuola, poveri, spesso vittime di violenza. Negli ultimi 5 anni aumentati per la presenza di migranti e rifugiati.

CRITICITA’ RILEVATE

Criticità evidenziate sui minori di età

Rispetto al compimento del Primo Obiettivo degli SDGs secondo stime di CEPAL e UNICEF (2010), la povertà riferita al reddito nell’infanzia e nell’adolescenza raggiunge il 50,4%, vale a dire che 1 bambino su 2 vive sotto la soglia di povertà. La povertà riferita al reddito infantile arriva al 42% per la popolazione afro discendente e al 25% per i meticci, dato rilevante considerando che la percentuale maggiore di bambini e adolescenti nel paese sono meticci (71%), l’8% sono indigeni, il 7% afro discendenti e il 6% bianchi. Questo dimostra quanto bambini e adolescenti siano più vulnerabili e meno in grado di accedere ai loro diritti. Inoltre, 1 donna su 5 e 1 uomo su 10 hanno subito violenza sessuale nell’infanzia (fonte: Alianza para la Prevención de la Violencia). Secondo i dati INEC (2016) in Ecuador la percentuale di gravidanze precoci di bambine tra i 10 e i 14 anni, dal 2,1% nel 2007 è salita al 3,1% nel 2015 e tra le principali cause spicca la violenza sessuale che la maggior parte delle volte si verifica nel contesto familiare o da parte di persone conosciute dalle minori. Solo il 10% di tali vittime ha il coraggio di denunciare e riceve poi una protezione (Servicio de Atención Integral de la Fiscalia), mentre il resto dei casi rimangono nascosti per paura di giudizi e minacce o impuniti per non essere credute. Nel 2018, nella regione Imbabura, solo il 53% dei parti realizzati da madri adolescenti minori di 15 anni hanno dato alla luce bambini nati vivi (Registro Estadístico Nacidos Vivos).

L’Osservatorio dei diritti dei bambini e degli adolescenti (Odna) stima che 4 su 10 bambini ricevono maltrattamenti dai loro genitori, e nel caso delle popolazioni indigene, questa proporzione arriva a 5 su 10. Inoltre, 3 bambini su 10 sono trattati con violenza dal loro insegnante e 7 su 10 soffrono di violenza tra pari a scuola.

Con riferimento al Secondo Obiettivo degli SDGs, il 24% dei bambini minori di 5 anni soffrono di denutrizione cronica e più della metà dei bambini tra i 6 e gli 11 mesi soffrono di anemia (63,9%) (OSE, 2019) Inoltre il 92,5% di bambini e adolescenti non possiedono alcun tipo di assicurazione sanitaria.

Tre minori su 10 non vivono con i loro genitori in casa e il 12% di bambini e adolescenti non condivide il tempo con i familiari. Questo dato e la necessità di arrestarlo vanno nella direzione degli obiettivi a breve termine del progetto.

Secondo l’ODNA poi, il lavoro minorile è un dato che riguarda il 13% dei bambini e degli adolescenti, il dato arriva al 40% nel caso delle popolazioni indigene e il 4% della popolazione di bambini e adolescenti tra i 5 e i 14 anni non accede all’educazione basica.

Tutti i dati sottolineano la necessità di un intervento a favore della restituzione dei diritti per i bambini, bambine e adolescenti.

In particolare nella regione di Imbabura, dove opera Gondwana insieme alla Fundación Cristo de la Calle che gestisce le tre case famiglia dove presteranno servizio gli operatori di servizio civile, secondo il Monitoraggio CESC Project /Gondwana effettuato nel 2016 all’avvio dei progetti, e da dove arrivano gran parte dei migranti a Quito, si rileva una scarsa presenza di strutture di accoglienza necessarie, di molto inferiore alla domanda richiesta. La situazione si è andata aggravando negli anni seguenti, fino alla crisi legata al COVID -19 del 2020 che le indebolisce ancora di più.

Nelle strutture gestite, che ad oggi accolgono intorno ai 50 minori, gli operatori locali non hanno la possibilità di soddisfare, quantitativamente e qualitativamente, tutti i bisogni dei minori accolti per migliorare la loro vita, considerando che nei periodi in cui le attività quotidiane non sono supportate da alcuna presenza volontaria il rapporto operatore/minore è di 1 a 7.

Anche a Quito, dove è forte l’intervento di Gondwana con SJR, la situazione dei minori abbandonati e vulnerabili negli ultimi anni si è aggravata vista la presenza di minori migranti e le strutture esistenti sono insufficienti e scarsamente supportato dall’intervento dello Stato o di altre entità pubbliche.

 

La migrazione proveniente da Colombia e Venezuela e i minori

La fragilità della popolazione è aggravata, come detto, se le persone appartengono ad etnie minoritarie e se provengono da nuclei familiari di migranti e/o rifugiati. Il fenomeno è di particolare rilevo in Imbabura (Ibarra) per la sua vicinanza al confine con la Colombia e a Quito, prima grande città che si trova dopo il confine Ecuador/Colombia. Oggi si contano su tutto il territorio nazionale circa 70.000 rifugiati legalmente riconosciuti. Mentre le domande ricevute dal governo ecuadoriano in tema di rifugio ammontano a 200.000 (al 2018), si contano ogni mese circa 900 nuove domande (dati UNHCR e Ministerio del Exterior y Movilidad Humana). Attualmente l’Ecuador accoglie rifugiati provenienti da più di 70 paesi, ma circa il 98% dei richiedenti asilo è di origine colombiana e venezuelana (Ministerio de Relacciones Exteriores, 2020). Nonostante negli ultimi due anni la percentuale maggiore di questa cifra provenga soprattutto dal Venezuela (61%), la percentuale di richiedenti asilo a cui viene riconosciuto lo status di rifugiati continua a essere per il 97% colombiana. La frontiera tra la Colombia e l’Ecuador è segnata in particolare dalla violenza derivante dalla massiccia presenza nelle Province colombiane di Putumayo e Nariño di gruppi legati alla guerriglia, trafficanti di droga e paramilitari, che generano situazioni di conflitto armato dando luogo a gravi violazioni dei diritti umani (perdita di mezzi di sussistenza, persone scomparse, vittime di mine antipersona, reclutamento forzato di minori, leader di movimenti sociali o di organizzazioni per i diritti umani minacciati e uccisi). Nonostante gli Accordi di pace firmati all’Havana nel 2016, con circa 1000 persone al mese che attraversano il confine, il flusso migratorio dalla Colombia verso l’Ecuador continua ad essere il più rilevante del continente. La permanenza in Ecuador dei richiedenti asilo non è facile, da una parte a causa delle pastoie burocratiche e della non – collaborazione tra uffici pubblici, e dall’altra a causa dei pregiudizi della popolazione locale, che porta i rifugiati a fronteggiare isolamento, esclusione e difficoltà nell’individuazione di casa e lavoro, spesso i minori vengono lasciati al loro destino, abbandonati dai nuclei familiari già in difficoltà. La Ley de movilidad humana del 2017, già citata, pone attenzione anche sulla situazione specifica dei minori che hanno bisogno di protezione internazionale ma lo Stato Ecuadoriano non ha organizzato servizi ad hoc né stanziato fondi per concretizzarla.

All’importante flusso dei colombiani si affianca negli ultimi anni e in quantità sempre maggiore il flusso migratorio proveniente dal Venezuela. Alcune delle più autorevoli Ong che lavorano sulla frontiera tra Ecuador e Colombia, Colectivo Atopia, Croce Rossa Ecuatoriana, la Coalición por las Migraciones y el Refugio y la Misión Scalabriniana, JRS Servicio Gesuita a Refugiados, dichiarano che solo nei mesi di luglio e agosto 2017, dalle rilevazioni fatte nel passaggio di Rumichaca, al confine tra Ecuador e Colombia, si registrano dalle 300 alle 400 richieste giornaliere di ingresso da parte di venezuelani, arrivando a picchi di 700 persone al giorno che cercavano di varcare il confine in modo legale e non. Secondo l’alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), a 2018 novembre, più di 1,3 milioni di migranti e rifugiati venezuelani erano arrivati in Ecuador. Il flusso non si è fermato nel 2019 e all’inizio del 2020. Di questa imponente mole di migranti e rifugiati una percentuale di circa il 30/40% è costituita da minori di età che arrivano già vittime di violenze, abusi, condizioni di vita carenti dei diritti basilari (UNHCR Ecuador, 2018).  Secondo quanto riporta http://it.wfp.org, molti rifugiati e migranti sopravvivono solo grazie agli aiuti del programma alimentare, e questo è un indice significativo di come sia necessario intervenire a più livelli (abitativo, lavorativo e psicosociale) per favorire la loro integrazione. Consideriamo infatti che il 25% dei rifugiati non trova lavoro, ma che quasi il 50% tra chi ha visto la propria domanda di asilo politico scartata, cosa che spesso avviene per ragioni meramente burocratiche. Va da sé che moltissimi lavori vengono individuati e accordati attraverso canali “informali”, e quindi non prevedono alcuna forma di previdenza, assicurazione o di contrasto allo sfruttamento. Si tratta di fenomeni che coinvolgono in larga parte anche minori, che nella maggior parte dei casi sono al seguito dei genitori (è normale incontrare famiglie colombiane o venezuelane con 3 o 4 figli), ma in alcuni casi attraversano il confine da soli, diventando a tutti gli effetti Minori Stranieri Non Accompagnati. Si tratta solitamente di ragazzi tra i 15 e i 17 anni, che al problema della sopravvivenza aggiungono quello di dover terminare il percorso di studi.

 

Criticità e Bisogni rilevati nell’area di intervento –Innovazione miglioramenti proposti con il presente progetto

La presenza in loco di Gondwana, che dal 2016 collabora direttamente con la Fundaciòn Cristo de la Calle, è presente nel paese da 2 decenni e collabora con SJR dal 2018 – specializzandosi con migranti e rifugiati grazie a questa cooperazione- ha permesso di realizzare report e analisi per focalizzare meglio criticità e bisogni specifici delle aree di intervento. In particolare vanno evidenziate le criticità, già rilevabili dai generali sui minori e sui migranti, che riguardano l’abbandono, la povertà, la marginalità e discriminazione, la violazione di diritti, la violenza subita da minori e migranti. Da queste sono stati selezionati alcuni bisogni chiave:

  1. Accompagnamento di bambine/i e adolescenti nell’inserimento e frequenza scolastica. (ODS 4)

Una carenza rilevante riscontrata nell’area di intervento riguarda la mancanza di frequenza scolastica da parte di un alto numero di bambine/i e adolescenti (report Gondwana 2017, 2018, 2019, in collaborazione con Ufficio per i Diritti dei Minori del Municipio di Ibarra; report SJR, Quito). Ma ad una analisi più dettagliata si riscontra come non si tratta di mancanza di strutture scolastiche, quanto di una mancanza di una famiglia di accoglienza, o di una sua adeguatezza e, conseguentemente, visto l’alto numero di minori lasciati al loro destino, di strutture di accoglienza pubbliche o solidali (casa famiglia o strutture simili) per un adeguato accompagnamento dei minori di età in tutte le tappe di integrazione socio educativa come l’iscrizione, la frequenza, lo studio. Da qui il bisogno di rafforzare l’accompagnamento nell’inserimento.

  1. Necessità di integrare l’offerta educativa con un adeguato accompagnamento nello studio, nella realizzazione di attività integrative e corsi. (ODS 4)

I report indicati, da SJR, Gondwana, altri partner, in collaborazione con Ufficio per i Diritti dei Minori del Municipio di Ibarra, rilevano anche la carenza di qualità degli studi e la necessità di accompagnare la fase di studio a casa. Fondamentale per migliorare lo studio ed evitare diserzioni scolastiche.

  1. Accompagnamento e inserimento socio educativo dei minori migranti o rifugiati. (ODS 4)

I migranti o rifugiati si adeguano ad uno stile di vita tendente a procurarsi cibo e a sopravvive, spesso passando le giornate in strada e in competizione con altri gruppi di bambine/i o adolescenti. Discriminati ed emarginati ulteriormente anche par la condizione di stranieri. Si diventa piccoli adulti in fretta tralasciando tutte tappe importanti per la crescita. E’ importante aiutare questi minori e le loro famiglie nell’inserimento in tutti gli ambiti sociali, a partire dalla scuola.

  1. Salvaguardia della salute psico-affettiva e fisica dei bambine/i e adolescenti accolti (accompagnamento e integrazione sociale). (ODS 4-3)

Insieme a quanto indicato nel punto 3 è importante creare intorno alle bambine/i un clima affettivo positivo, situazioni di tenerezza, di routine familiare, integrazione sociale nel quartiere, con i vicini o amici, la ricucitura – quando possibile – dei legami familiari non degenerati, elementi spesso negati ai minori accolti provenienti da situazioni di abbandono, violenza fisica e psichica, responsabilizzazione eccessiva per procurarsi cibo e denaro.

  1. Bisogno di professionalizzazione e accompagnamento per la ricerca di lavoro adeguato o la creazione di attività produttrici di reddito autogestite (ODS 4)

Un altro elemento di criticità rilevato è il rischio di regresso, ritorno in situazioni di marginalità, per i minori alle soglie dell’età adulta e per adulti, se non intraprendono un percorso di studi o di professionalizzazione adeguatamente seguiti. E’ necessario quindi aiutarli in queste scelte importanti per entrare in maniera corretta nel mondo del lavoro e della vita autonoma.

L’insieme dei bisogni su cui il progetto interviene può essere sintetizzato con un intervento che mira a Supportare processi educativi e di apprendimento, la professionalizzazione e l’inclusione per settori vulnerabili”. Il tutto all’interno di un processo di crescita della loro capacità di resilienza e del miglioramento delle loro prospettive future.

 

 

DESTINATARI DEL PROGETTO

Sono destinatari del progetto minori ecuadoriani e migranti, la fascia della popolazione più vulnerabile della Provincia di Imbabura e di Quito, nello specifico:

SEDE

Minori

Migranti

Totale

Gondwana FCC – Ibarra

30  (non migranti)

30 (minori)

60

Gondwana Quito JRS – EC

50 (migranti)

160 (adulti)

210

TOTALE

80

190

270

 

I minori destinatari del progetto risultano essere abbandonati, orfani o con famiglie disgregate ocon genitori detenuti o a cui sono stati violati i loro diritti fondamentali.

In una percentuale che varia tra il 50 e il 60% essi appartengono a famiglie di migranti, richiedenti asilo e rifugiati provenienti dalla vicina Colombia o dal Venezuela, in misura minore da altri paesi; tra il 30 e il 50% a famiglie di afrodiscendenti o popolazione nativa indigena.

Il progetto privilegia tali gruppi perché risultano ancor più discriminati dei loro coetanei proprio per la loro condizione di stranieri, indigeni o di pelle scura, in coerenza con l’analisi del contesto delle zone di intervento.

Lo stato ecuadoriano e le istituzioni competenti, pur riconoscendo all’interno delle norme costituzionali e dei trattati internazionali i diritti sanciti per i destinatari del presente progetto, non riescono a rispondere alle enormi necessità presenti. L’assenza di un sistema strutturato e organizzato, l’inefficienza della macchina statale, i ritardi, gli ostacoli generato dal nuovo quadro legislativo, il contesto e la condizione di vulnerabilità a cui sono sottoposte le suddette fasce di popolazione aventi diritto, hanno generato l’accentuarsi dell’intervento privato in questo settore rendendo sempre più importante l’aiuto implementato da fondazioni e ong. Anche UNHCR, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (in spagnolo ACNUR), è presente ad Ibarra e Quito. Ma anche questi interventi extra statali non coprono le enormi necessità del territorio in questione.

Il presente progetto interviene per ridurre il gap che esiste tra il bisogno di aiuto e la capacità degli enti locali e altri attori di soddisfare i bisogni della fascia di popolazione più vulnerabile e favorire il sostegno diretto alle attività promosse dagli enti partner locali attraverso l’impiego di 8 volontari del programma di Servizio Civile Nazionale (6 ad Ibarra e 2 a Quito) di supporto alle attività già realizzate, accolti presso le strutture o i programmi operativi nelle città di Ibarra e quito e gestiti da Gondwana e dalla Fundaciòn Cristo de la Calle ad ibarra e dal SJR a Quito.

Sono quindi 270 destinatari diretti del progetto.

  • I 110 minori e adolescenti, tra gli 0 e i 17 anni in particolari situazioni di disagio, saranno accolti nelle 3 Case Famiglia e/o inseriti nei programmi dei partner locali, Fundacion Cristo de la Calle (FCC) e SJR.
  • I 160 adulti, sono tutti migranti, in molti casi rifugiati o con richiesta di asilo e provenienti da Colombia o Venezuela (in alcuni casi originari di Haiti o altri paesi). Si trovano in particolari situazioni di disagio e povertà. Saranno accompagnati grazie ai servizi e programmi del partner locale SJR.

Appartengono alla popolazione indicata nel capitolo 7.1 su cui sono state rilevate le criticità del contesto territoriale ed evidenziate le innovazioni necessarie per invertire la situazione: minori senza famiglia, con famiglie a rischio, migranti o rifugiati o da gruppi etnici minoritari. Quindi fanno parte del gruppo a maggior rischio e maggiormente bisognosi degli interventi evidenziati e previsti nel presente progetto. Il 100% dei destinatari proviene quindi da contesti sotto la soglia della povertà e/o ha subito violenze in famiglia o fuori, e/o è stato abbandonato o vive in strada, o proviene da famiglie vittime della guerra civile colombiana o dalla migrazione economica venezuelana.

 

 

PRECEDENTE ESPERIENZA DELL’ENTE PRESSO CUI SI REALIZZA IL PROGETTO NEL PAESE

Gondwana Associazione di Cooperazione e Diplomazia Popolare (da qui in avanti Gondwana) ha una decennale esperienza di interscambio e di supporto ai progetti in Ecuador e, dal 2001, contribuisce – sia direttamente che attraverso i suoi partner –  a selezionare i volontari inviati nel Paese, ad ospitare in Italia giovani e rappresentanti dei partner locali e a sviluppare progetti di cooperazione decentrata.

L’esperienza di Gondwananel paese iniziagià negli anni ’90, quando, con la denominazione Associazione Internazionale Noi Ragazzi del Mondo, è associata alla ONG CICa – Comunità Internazionale di Capodarco -, curandone la parte riguardante i giovani e il volontariato, e quando alcuni suoi soci partecipano attivamente al sostegno delle progettualità, allo scambio e alla promozione di attività a favore di minori.

In particolare tra il 1998 e il 2001 si intensifica la cooperazione attraverso un progetto plurisettoriale finanziato dall’Unione Europea e portato avanti insieme alla CICa, che ha come Vicepresidente Rossano Salvatore, socio fondatore di Gondwana, e come coordinatore, prima volontario poi cooperante in loco, Gianni Tarquini, attuale Presidente di Gondwana, selettore e formatore del CESC Project, esperto in cooperazione internazionale.

Gondwana ha inoltre una esperienza consolidata nel campo della cooperazione decentrata, avendo realizzato molti progetti a sostegno delle fasce più deboli della popolazione e diversi programmi di sviluppo, sia in Africa che in sud America, soprattutto in Ecuador. I progetti di cooperazione decentrata sono stati attivati principalmente con le Province Autonome di Trento e Bolzano, con la Provincia di Roma e con la Regione Lazio.

In Ecuador sono state supportate progettazioni per la costruzione e l’implementazione di alcune case famiglia adIbarra (negli anni 2004 – 2008), per l’ottenimento del comodato da parte del Consiglio Provinciale di Imbabura del Parco turistico di Yuyucocha (dal 2002) e per la presenza di volontari internazionali nello stesso. Dal 2009 è stato sostenuto un progetto all’interno del FIE – Fondo Italo Ecuadoriano – a cui ha aderito la Fundaciòn Cristo de la Calle e che ha permesso l’inizio della produzione presso la Fattoria che finanzia le case famiglia di Ibarra, situata in Lita. Lo stesso FEPP, nostro partner locale ha già dato un suo contributo attraverso consulenze gratuite della sua equipe. L’acquisto della Fattoria da parte di Cristo de la Calle – la controparte che ha anche permesso di usufruire dei fondi per la start up del progetto FIE – è stato realizzato grazie a una raccolta fondi in Italia, alla quale hanno aderito diversi volontari che avevano conosciuto le attività in Ecuador.

Dal 2012 si è deciso di rafforzare la cooperazione e dal 2015 di elaborare nuovi progetti per inviare degli operatori in Servizio Civile proprio adIbarra, viste le richieste dei nostri partner locali e le necessità riscontrate, dovute principalmente all’aumento dei minori colombiani richiedenti lo status di rifugiati, sprovvisti di protezione e senza servizi basici. Dalla lunga esperienza pregressa era così nata l’idea di elaborare un progetto multisettoriale in altre aree.

Nel 2015 è stata realizzata una missione, da parte delPresidenete del C.E.S.C. Michelangelo Chiurchiù e da Gianni Tarquiniper monitorare al meglio le necessità e le eventuali attività da destinare ai volontari in Servizio Civile. Nello stesso anno sono stati elaborati anche i progetti di Servizio Civile “Bambini Liberi ai Piedi delle Ande” e “Gente Sentipensante”, entrambi approvati dall’UNSC, che hanno permesso la partenza di 8 giovani in totale tra Settembre e Ottobre del 2016. Nello stesso anno è stato poi elaborato un progetto per i Corpi Civili di Pace, in consorzio con FOCSIV, a favore dei rifugiati in fuga dal conflitto colombiano: così a giugno 2017 sono partiti per l’Ecuador due operatori. Da settembre 2017 sono poi partiti altri 2 progetti: a. “Dalle Ande all’Amazzonia”, in collaborazione con il FEPP– Fondo Ecuadoriano PopulorumProgressio (partner del presente progetto) e con 10 giovani; b. “Una casa alla metà del mondo” con 6 giovani a supporto della Fundaciòn Cristo de la Calle; sempre a supporto della Fundación è partito un terzo contingente, con 2 giovani, a gennaio 2018 con il progetto “Comunità Resilienti”. A gennaio 2019 sono stati avviati i progetti: “Un granito de arena”, con 8 giovani, “Educazione e sviluppo rurale tra le Ande all’Amazzonia” (con il FEPP), con 12 giovani. All’inizio del 2020 (avvii di gennaio e febbraio) sono partiti altri 22 giovani operatori, che interverranno nelle sedi del FEPP attraverso i progetti “Con lospies en la tierra” (16 volontari) e “Practicandosolidaridad” (8 volontari) e altri 10 che supporteranno altri partner nel paese (progetto “Mano a mano”), purtroppo rientrati a metà marzo a causa del COVID.

A fine 2015 è iniziato poi un progetto di Cooperazione Decentrata triennale (2016-2019) di supporto alla Finca (fattoria agricola ed eco-turistica) di Lita/Cachaco, grazie all’iniziativa di Gondwana. Il progetto approvato e cofinanziato dalla Provincia di Trento (PAT) vede il coinvolgimento e il supporto di diverse altre realtà – come Comunità Solidali nel Mondo, il Convento di Sant’Ubaldo di Gubbio e altre realtà eugubine –attraverso una metodologia d’intervento basata sull’animazione del territorio, sulla produzione agro-ecologica e l’allevamento di qualità, a supporto dei giovani in uscita dalle case famiglia. Attualmente sono già attive: la produzione di cacao e caffè biologici, le piante da frutta, l’allevamento di mucche, vitelli e polli, l’avvio di un polo eco-turistico, per l’inserimento socio-lavorativo dei giovani in difficoltà. Nel 2017 l’8Xmille della Chiesa Valdese ha approvato un cofinanziamento per un progetto di cooperazione di Gondwanaper supportare le attività di sviluppo rurale del FEPP, realizzato tra fine 2017 e il 2018.

A metà del 2018 è iniziato un ulterioreprogetto di sviluppo rurale triennale (2018-2021), tuttora attivo, “Tierra, trabajo y pan”, cofinanziato dalla Provincia Autonoma di Trento che interviene in 3 delle Province del presente progetto (Imbabura, Carchi, Chimborazo). Nel 2020 sono stati approvati altri 2 progetti: da parte della Regione Trentino Alto Adige “Una casa per tutti” per costruire una nuova casa famiglia per i bambini della Fundaciòn Cristo de la Calle di Ibarra e un intervento per realizzare un sistema idrico a nord della provincia di Imbabaura; progetto in consorzio con Terre Madri onlus, finanziato dall’8xmille valdese e che sarà cogestito dal FEPP Ibarra. I due progetti saranno attivi e realizzati nel 2021.

I giovani del presente progetto andranno ad incrociare, ed in parte a supportare, alcune delle attività e dei progetti di cooperazione decentrata: sia in quelli già avviati che in quelli ancora da attivare.

Per le attività di cooperazione allo sviluppo comunitario sono già state messe a disposizione del progetto le consulenze di Gianni Tarquini, in missione due volte ogni anno e di Raffaella Nucci – nel 2016. La stessa Nucci è stata poi impegnata nel progetto da novembre 2016 a marzo 2017 grazie alla sinergia del programma Torno Subito. Lo stesso programma ha permesso la presenza di altri due ricercatori, Valerio Pignanelli e Alessandro Rossi, da febbraio a maggio 2017, che hanno realizzato studi nella Finca per programmare uno sviluppo sostenibile ed efficace delle attività produttive, provenienti dall’esperienza di collaborazione del CESC con l’Università Roma 2 di Roma, Tor Vergata, cattedra del prof. Luigi Corvo -Ricercatore e Professore in Social Entrepreneurship and Innovation e di Public Management – e nel MasterLAB “Lavorare nel non profit” 2016-2017. Altri 4 ricercatori: Lorenzo Artibani, Marco Biazzo, Arianna Arienzo, Giorgia Mangani, sempre provenienti dal gruppo del prof. Corvo e supportati dalla borsa di studio Torno Subito, hanno trascorso 6 mesi a testa tra ottobre 2016 e luglio 2017 per studiare i progetti di sviluppo rurale del FEPP, analizzando l’approccio proprio dell’Economia Solidale, valutando e progettando interventi possibili di formazione, promozione e cooperazione con il territorio.

Gli studi, il lavoro e il materiale prodotto dalle controparti locali, dagli interscambi e consulenze degli ultimi 4 anni danno solidità alle attività di cooperazione decentrata e al supporto delle attività dei giovani in Servizio Civile del presente progetto.

Gondwana, oltre all’esperienza consolidata in Ecuador e nelle Province d’intervento, collabora fin dalla sua fondazione con il CESC, e dal 2008 direttamente progetti di Servizio Civile in Brasile, dal 2009 in Argentina, dal 2012 in Tanzania, dal 2016 in Uruguay e in Ecuador, dal 2017 in Bolivia. In America Latina ha inoltre ulterioreesperienza decennale in progetti di volontariato e cooperazione internazionale nei settori dell’educazione, promozione culturale e sviluppo rurale. Nel continente africano Gondwana ha realizzato un progetto di riabilitazione comunitaria, tra il 2012 e il 2015 in Tanzania nella Regione di Njombe.

 

PARTNER ESTERI

FUNDACIÓN CRISTO DE LA CALLE

La Fundación Cristo De La Calle è un’associazione riconosciuta dai Ministeri per la Politiche sociali e Giustizia dell’Ecuador è attiva nella provincia di Imbabura dal 1993, con priorità di intervento verso i minori a rischio e le loro famiglie. Ha realizzato accordi con lo Stato ecuadoriano aderendo a programmi pubblici, a cui ha fatto seguito il riconoscimento di alcune metodologie da essa stessa applicate.

Cogestirà tutte le attività del presente progetto ad Ibarra, fornendo strutture, sedi, supporto tecnico-professionale.

Fonda il proprio intervento sulle seguenti azioni:

1.     Intervenire a favore di bambini, bambine e adolescenti e le loro famiglie a rischio, attraverso la fornitura di supporto, servizi, infrastrutture, risorse umane, tecniche e finanziarie.

2.      Incoraggiare le Istituzioni, sia del settore pubblico che privato, a includere nei loro programmi e attività una maggiore attenzione ai bambini e alle loro famiglie a rischio.

3.      Sensibilizzare, coinvolgere e collegare il lavoro delle istituzioni di settore con i soggetti privati.

4.     Cercare finanziamenti in ambito nazionale e internazionale al fine di garantire la sostenibilità dell’organizzazione e dei suoi progetti e programmi.

Nel corso degli anni ha accolto e supportato circa 2.000 bambine/i e adolescenti e 5.000 famiglie. Da settembre 2016 ad oggi, ha ospitato in totale 34 giovani in Servizio Civile con 6 progetti, e 4 Corpi Civili di Pace. Ha rapporti di collaborazione con GONDWANA da decenni e rapporti come partner progettuale dal 2015.

SERVICIO JESUITA A LOS REFUGIADOS – SJR

è una ONG internazionale specializzata nell’accoglienza di migranti e rifugiati.

Cogestirà tutte le attività del presente progetto a Quito, fornendo strutture, sedi, supporto tecnico-professionale; fornendo report e individuando minori e migranti da accogliere tra gli stranieri che arrivano nella Provincia; Fornendo consulenze ad hoc per i minori stranieri accolti.

FEPP -Grupo Social Fondo Ecuatoriano Populorum Progressio, Il FEPP opera da cinquant’anni nelle realtà comunitarie, contadine, indigene e afrodiscendenti locali e nello specifico nella sede regionali di Ibarra.

Partecipa al progetto 1. individuando e fornendo report su alcune famiglie fragili e minori da accogliere, 2. supportando l’inserimento dei destinatari in procinto di avvicinarsi alla professionalizzazione e ricerca di lavoro nel settore rurale. E’ partner progettuale di GONDWANA dal 2015 e di progetti di Servizio civile dal 2017.

UNHCR (Ufficio di Ibarra responsabile per tutto il nord dell’Ecuador) – Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, offre orientamento e supporto nell’assistenza legale a richiedenti asilo per il riconoscimento dello status migratorio e nei casi più estremi la possibilità di viaggiare a un paese terzo per ricevere protezione nel caso in cui non sia possibile riceverla in Ecuador; coordina alcune aree di intervento della Fondazione Cristo de la Calle e di Gondwana Ecuador e per il presente progetto: 1. segnala tutti i casi nei quali i minori, non accompagnati o figli di richiedenti asilo e/o rifugiati, richiedano un’attenzione specifica per ciò che attiene alla vulnerabilità dei loro diritti o nel caso in cui arrivino nel paese non accompagnati o vengano abbandonati; 2. Supporta le pratiche degli stessi per rintracciare i genitori e per eventuali possibili ricongiungimenti.

MIES – Ministerio de Inclusion Economica y Social, è l’entità pubblica che coordina le politiche sociali a favore dei minori, collabora con gli enti attuatori sul territorio, e quindi anche al presente progetto, contribuendo alle spese di una parte del personale dipendente della Fondazione Cristo de la Calle ai costi di gestione delle case famiglia.

MUNICIPALIDAD DE IBARRA –Partner storico di Gondwana e di Cristo de la Calle per l’intervento a favore dei minori, mette a disposizione del progetto strutture e mezzi di trasporto, realizza supporto legale e laboratori formativi

COSDHI – Corporación de Solidaridad y Derechos Humanos de Imbabura, organizza su tutto il territorio nazionale, e lo farà anche per il presente progetto, laboratori formativi per gli operatori degli enti attuatori sul territorio sul tema della protezione dei diritti umani fondamentali sia per minori che per persone migranti, anche in collaborazione con la RADH (Rete Americana per i Diritti Umani).

FUDELA – Fundación De Las Americas, presente da più di 15 anni in Ecuador e in 6 differenti province, si occupa di sviluppare attività di integrazione tra i giovani ecuadoriani e la popolazione migrante (colombiana e venezuelana) attraverso laboratori artistici e lo sport come metodologia di formazione integrale. Integrerà alcuni dei giovani destinatari del progetto.

OBIETTIVO DEL PROGETTO:

Promuovere lo sviluppo educativo e sociale, la formazione professionale e il rispetto dei diritti  di bambine/i, adolescenti e migranti vulnerabili delle Province di Imbabura (Ibarra) e Pichincha (Quito).

Il progetto è rivolto in primo luogo a dare un sostegno educativo, un’assistenza integrale e un accompagnamento per l’autonomia socioeconomica a minori e migranti vulnerabili, appartenenti a fasce deboli (in stato di povertà, rifugiati, appartenenti a gruppi etnici marginalizzati).

Nello specifico partendo dalle criticità individuate nel contesto e dai bisogni rilevati, sono stati individuati 5 risultati, con i rispettivi indicatori, che contribuiranno a raggiungere l’obiettivo indicato e attraverso obiettivi specifici (che si trasformeranno poi in azioni) individuati dal presente progetto. Le fonti di verifica dei risultati saranno i report e documenti in archiviazione della Fundaciòn Cristo de la Calle.

RUOLO ED ATTIVITÁ DEGLI OPERATORI VOLONTARI:

 

ATTIVITÁ realizzate nelle 2 sedi di intervento

Attività previste per i giovani dello SCU

Accompagnamento nelle scuole per l’entrata e l’uscita dei bambini.

Accompagnamento fisico, a piedi o con mezzi pubblici o predisposti dall’equipe di lavoro per portare o andare a prendere i bambini a scuola dalle o verso le Case famiglia.

Incontri di verifica con genitori, maestri, professori, psicologi delle scuole frequentate.

Riunioni periodiche (settimanali e mensili) per ricevere indicazioni, orientare l’intervento e monitorare le attività di servizio. I primi incontri saranno fatti insieme alle educatrici o le psicologhe, una volta che i volontari si saranno ambientati e inseriti nell’ambiente saranno realizzati dagli stessi che poi riferiranno al personale tecnico della Fondazione.

Riunioni con l’equipe del progetto

Incontri sull’andamento scolastico, sullo stato emotivo e comportamentale sia a scuola che nelle Case famiglia, per orientare l’attività pedagogica delle Case famiglia.

Incontri con genitori e attività sociali legate ad aventi specifici o alla frequenza scolastica.

I civilisti parteciperanno all’organizzazione e agli incontri periodici, alle attività sociali con i genitori dei compagni di classe dei bambini accolti nelle strutture.

Sostegno per compiti scolastici e recupero delle materie.

Supporto pomeridiano e nei periodi di vacanza per il corretto svolgimento dei compiti scolastici.

Realizzazioni di n. 9 corsi (6 ad Ibarra + 3 a Quito)

Realizzazione di n. 9 Corsi che gli stessi ragazzi delle Case Famiglia e degli altri programmi sceglieranno insieme ai volontari e all’equipe tra lingua italiana, supporto informatico, attività artistiche; lingua inglese; foto-video; chitarra; danza; interculturalità. I corsi saranno inseriti all’interno della metodologia pedagogica già utilizzata da Gondwana e realizzati in coordinamento con il personale della stessa.

Accompagnamento nei soggiorni con pernottamento fuori dalle strutture ospitanti, come da programmazione delle attività, durante le vacanze o le escursioni nei fine settimana

I civilisti supporteranno l’equipe delle Case famiglia nell’organizzazione e realizzazione di escursioni con pernottamenti. L’attività prevede che anche campeggi; i civilisti pernotteranno insieme ai minori accolti.

Sostegno nell’inserimento e accompagnamento scolastico. (per migranti)

I civilisti daranno un supporto nella ricerca delle scuole, nell’accompagnamento, realizzazione dei compiti scolastici.

Incontro con equipe di sostegno e funzionari UNHCR. (per migranti)

I giovani volontari  inseriti nel progetto accompagneranno i migranti accolti nelle visite con UNHCR e le altre entità di supporto, aiutando poi i destinatari nel realizzare tutti i passi necessari per ottenere status, documenti e benefit.

Organizzazione e accompagnamento ad incontri per il sostegno psicologico e medico. (per migranti)

I civilisti daranno il loro supporto nella cura fisica e psichica dei minori accolti, accompagnandoli alle visite e assicurandosi che le prescrizioni vengano poi messe in pratica.

Supporto nel recupero dei legami familiari (ove esistenti e compatibili) (per migranti)

I volontari supporteranno l’equipe nella ricerca di familiari in grado di riaccogliere ed educare i minori, li accompagneranno nelle visite e redigeranno report.

Accompagnamento nella professionalizzazione e ricerca di corsi e lavoro (per i più grandi) (solo a Quito) (per migranti, solo a Quito))

Supporto nella stesura di CV, lettere, ricerca di corsi e lavoro; preparazione e accompagnamento agli incontri.

Accompagnamento alle visite mediche e di controllo e fisioterapie per disabili

Accompagnamento alle visite mediche e, laddove risulti utile o necessario, raccolta delle indicazioni rilasciate dai medici.

Supporto attività quotidiane di cura e igiene di minori

Supporto alle educatrici della casa famiglia nella preparazione delle attività quotidiane dei bambini più piccoli e nell’organizzazione scolastica, sportiva, contatti con amici e familiari degli altri accolti. Sostegno alle mansioni domestiche quotidiane, nella preparazione dei pasti, nel riordino delle stanze, nel risveglio e nel riposo.

Aiuto nella realizzazione degli esercizi riabilitativi e dei corretti comportamenti assegnati ai ragazzi nella vita comune

Affiancamento all’assistente sociale e all’educatrice nel realizzare, a casa e nella vita quotidiana, le indicazioni e i comportamenti indicati dal personale medico, terapisti, psicologi ecc.

Supporto all’organizzazione di iniziative di integrazione sociale: escursioni, visite culturali per la conoscenza del territorio

I civilisti supporteranno l’equipe delle Case famiglia nell’organizzazione e realizzazione di  escursioni, visite culturali di conoscenza del territorio visite didattiche, passeggiate

Supporto per le pratiche di richiesta asilo o di domiciliazione, ottenimento servizi, documentazione e certificazioni (solo a Quito)

I civilisti affiancheranno e aiuteranno i migranti nei contatti con gli enti pubblici o sovranazionali per ottenere i documenti necessari per la domiciliazione, lo status di rifugiati, l’accesso ai servizi sanitari, educativi, anagrafici, i sussidi e tutti i diritti a loro riconosciuti

Supporto all’organizzazione corsi di orientamento e/o laboratori e stesura CV, documentazione per il Visto (solo a Quito)  e realizzazione di 6 corsi ad hoc(2 ad Ibarra e 4 a Quito)

Supporto all’organizzazione corsi di orientamento e stesura CV.

Supporto all’organizzazione e ricerca di corsi professionali e/o di aggiornamento

Supporto all’organizzazione e ricerca di corsi professionali e/o di aggiornamento, iscrizione a corsi o Università

Accompagnamento nelle pratiche per l’avvio di attività microimprenditoriali e gruppi di risparmio e credito.

I civilisti accompagneranno i giovani più grandi, vicini o già entrati nella maggiore età, già inseriti nel processo di “autonomia” e “sgancio” dalle Case famiglia nella realizzazione di piccoli studi di mercato, valutazione su costi e rischi, possibilità di credito, recupero della documentazione necessaria, per avviare attività in proprio. Altra opzione sono in gruppi di risparmio per creare una cassa comune dove attingere, a turno, a un credito, sempre per avviare attività produttrici di reddito. Anche in questo caso i civilisti accompagneranno il processo.

 

 

SEDI DI SVOLGIMENTO

 

Sede di attuazione del progetto di appoggio in Italia

SEDE DI ATTUAZIONE DEL PROGETTO IN ITALIA

INDIRIZZO SEDE

CODICE SEDE

N. OP. VOLONTARI

Gondwana Associazione di Cooperazione e Diplomazia Popolare

Via Lungro 1, Roma

193910

8

 

Sedi di attuazione del progetto all’estero

SEDE DI ATTUAZIONE DEL PROGETTO ALL’ESTERO

INDIRIZZO SEDE

PAESE

CODICE SEDE

N. OP. VOLONTARI

Gondwana Ibarra FCC

Maldonado y Guillermina Garcia 14-119

ECUADOR

193915

6

Gondwana Quito JRS – EC

Avenida Eustorgio Salgado y Avenida Universitaria N19-83

193916

2

 

POSTI DISPONIBILI, VITTO E ALLOGGIO E RELATIVE MODALITA’:

Gli 8 volontari saranno ospitati in strutture gestite e organizzate dai partner locali in forma di comunità di convivenza, arredate nello stile e nelle caratteristiche delle abitazioni locali, non lontane dalle sedi di servizio e all’interno delle quali avranno garantiti i pasti giornalieri.

 

EVENTUALI PARTICOLARI CONDIZIONI ED OBBLIGHI DI SERVIZIO ED ASPETTI ORGANIZZATIVI:

Giorni di servizio settimanali ed orario

Il servizio si articolerà su 5 giorni la settimana per complessive 1145 ore di servizio.

Numero di mesi di permanenza all’estero, modalità e tempi di eventuali rientri

Sono previsti almeno 10 mesi di permanenza all’estero, strutturati in due periodi di permanenza dei volontari nelle sedi del progetto intervallati da un rientro in Italia necessario per la verifica della prima fase del progetto, per la programmazione della seconda e per realizzare le attività di sensibilizzazione in Italia previste dal progetto. Compatibilmente con la tempistica di avvio progetto la prima partenza è prevista entro il primo mese dall’inizio del progetto e il primo periodo di permanenza è di circa tre/quattro mesi.

Modalità e mezzi di comunicazione con la sede italiana

La comunicazione con la sede italiana sarà garantita tramite telefonia mobile, e-mail e Skype. Nelle sedi è presente la connessione ad internet.

Eventuali particolari condizioni ed obblighi

Sono previsti orari flessibili, trasferimenti e a volte pernottamenti in sedi decentrate, spesso rurali, del progetto o presso i destinatari. I giorni di attività sono 5 a settimana, dal lunedì al venerdì, con riposo il sabato e la domenica, ma non si esclude che sarà richiesta una disponibilità in giorni festivi per attività previste (es. fiere contadine, lavoro comunitario).

Nel pieno rispetto della normativa di riferimento, per un’organizzazione ottimale del servizio, agli operatori volontari potrebbero essere richieste le seguenti condizioni e disponibilità:

•     Flessibilità oraria dei turni di servizio;

•     Guida degli automezzi messi a disposizione dell’ente per chi è in possesso di patente, corredata di patente internazionale;

•     Disponibilità, se necessario, di prestare il proprio servizio durante il fine settimana e/o giorni festivi, garantendo comunque i riposi settimanali previsti;

•     Disponibilità ad effettuare servizi e/o trasferimenti e/o periodi di soggiorno fuori sede, in accordo e debitamente autorizzati dal DPGSCU, in occasione di eventi e laboratori sul campo;

•     Rispetto degli usi, dei costumi e della cultura locali;

•     Stile di vita essenziale;

•     Disposizione alla vita di comunità (co-gestione dello spazio abitativo, preparazione dei pasti, pulizia degli ambienti personali) anche con i locali.

Disponibilità a frequentare un corso di spagnolo, qualora non si conosca a fondo la lingua e lingue locali

Particolari condizioni di disagio

Non sono state riscontrate particolari situazioni di disagio per i volontari. Per promuovere e favorire un’esperienza di vita comunitaria, è previsto che condividano la casa e vengano alloggiati in stanze multiple. Il vitto viene preparato collettivamente, tuttavia è possibile seguire diete o alimentazioni particolari in quanto nelle città sedi di progetto è commercializzato qualsiasi tipo di prodotto, alimentare o di altro genere. Per la gestione delle spese comuni vige il principio del rispetto dei parsimoniosi standard di vita locali e del rifiuto del consumismo e dello spreco. Proprio in questa ottica ai volontari verranno proposte attività di manutenzione, riciclo e ristrutturazione dei beni comuni. il disagio di ritrovarsi in territori caratterizzati da forti contrapposizioni politiche e/o etniche, e/o religiose;

Il disagio di ritrovarsi in territori in cui le condizioni climatiche possono, in certe situazioni ostacolare o/e ridurre le attività previste dal progetto e/o le comunicazioni nazionali ed internazionali.

Il disagio di dover utilizzare quotidianamente particolari accorgimenti per prevenire rischi legati alla sicurezza pubblica e sanitaria, con particolare riferimento al contesto caratteristico della frontiera nord dell’Ecuador, molto vicina alla città di Ibarra sede del presente progetto.

La maggior parte dei rischi sono facilmente ridimensionabili se si considera che nello svolgimento delle attività previste dal progetto, i volontari saranno costantemente affiancati dal personale locale.

Eventuale assicurazione integrativa

Il progetto non prevede un’assicurazione integrativa.

 

DESCRIZIONE DEI CRITERI DI SELEZIONE: La selezione dei candidati avverrà per titoli e colloquio. A tal fine è stata predisposta una scala di valutazione in 100 centesimi, di cui: 40 punti attribuibili in base ai titoli posseduti e 60 punti attribuibili in base ai risultati del colloquio.

La soglia minima per l’idoneità è di 36/60 al colloquio, dunque un punteggio inferiore corrisponde alla non idoneità al progetto.

Per il dettaglio dei punteggi consulta i Criteri di selezione del sistema accreditato.

 

 

CARATTERISTICHE COMPETENZE ACQUISIBILI:

Attestazione specifica che indicherà le competenze che il volontario ha avuto l’opportunità di maturare durante lo svolgimento del servizio, attraverso la realizzazione delle attività peculiari che lo hanno visto impegnato nell’ambito del progetto cui è stato assegnato.

FORMAZIONE SPECIFICA DEGLI OPERATORI VOLONTARI:

 

MODULI IN PRESENZA

Sede di realizzazione

Roma: Via Lungro 1, e presso le sedi di attuazione del progetto all’estero.

Moduli della formazione

Modulo 1: Presentazione dell’Ente: organizzazione e funzionamento (8h)

Modulo 2: Il ruolo del volontario in Servizio civile nel progetto (8h)

Modulo 3: Tecniche di animazione e di comunicazione interpersonale (6h)

Modulo 4: Le caratteristiche della multifunzionalità nello sviluppo locale (6h)

Modulo 5: Tecniche di progettazione e implementazione di piani e programmi di lavoro (6h)

Modulo 6: Formazione e informazione sui rischi connessi all’impiego degli operatori volontari in progetti di servizio civile universale (8h)

MODULI E CONTENUTI IN E-LEARNING

Modulo 7: Educazione alla pace e allo sviluppo sostenibile (35 h)

 

Durata: 72 ore.

TITOLO DEL PROGRAMMA DI INTERVENTO CUI FA CAPO IL PROGETTO:

2021 Inclusione, educazione e sviluppo rurale in Ecuador e Bolivia

OBIETTIVO/I AGENDA 2030 DELLE NAZIONI UNITE

Obiettivo 2: Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile

Obiettivo 4:  Favorire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti

Obiettivo 10: Ridurre le diseguaglianze all’interno di e fra le Nazioni

AMBITO DI AZIONE DEL PROGRAMMA:

Sostegno, inclusione e partecipazione delle persone fragili nella vita sociale e culturale del Paese

PER INFORMAZIONI 

E-mail: estero@cescproject.org 

Sportello telefonico Infobando: 

Lunedì – Mercoledì – Venerdì: 9.30 – 12.00

Martedì – Giovedì: 14.00 – 16.00

Tel: +39 3516881486