Lorena Terzi, racconta il suo #serviziocivileattraverso una mostra che vi segnaliamo con grande piacere!
“ALEM DO MAR. UN ANNO DI SERVIZIO CIVILE IN BRASILE.”
Servizio Civile come alternativa al Servizio Militare, come difesa non armata che vuole essere possibilità di pace e futuro di integrazione.
Una difesa che si basa sulla convinzione che la cultura, la storia, tutto ciò che fa di un popolo un popolo, siano realtà che non si proteggono con le armi o bloccando i confini, ma coltivandole, diffondendole. Che serve amarle e serve scoprirle. Serve spiegare e imparare, dare e ricevere, accogliere ed emigrare.
Servizio Civile è intendere la difesa come condivisione, come rispetto e conoscenza dell’altro. È un anno in cui si cerca di essere utili, di lasciare un segno, di cambiare qualcosa, per poi accorgersi di essere noi quelli cambiati, quelli segnati da ciò che si è vissuto, in un percorso di scambio in cui la crescita vuole e deve essere da entrambe le parti.
Un anno di Servizio Civile è, a volte, un anno al di là del mare.
Perché non si è mai da soli, perché le frontiere sono astrazioni, perché il lontano, il diverso, lo sconosciuto, è giusto che entrino a far parte delle nostre vite.
Perché se il Servizio Civile intende il territorio come geografia di principi e non come proprietà di terra, allora la difesa si muove anche oltre la soglia di casa, più in là delle barriere, fuori dai nostri percorsi quotidiani. Altrove, dovunque.
Servizio Civile è partire senza sapere bene ciò che ti spinge a farlo e tornare continuando a non saperlo, ma con la certezza di aver fatto la scelta giusta.
Significa partire senza riuscire a immaginare cosa ti aspetta e atterrare in una realtà tanto complessa che ti si apre solo poco a poco.
Il Servizio Civile è un anno pieno di persone, di strade, di bambini, di progetti e di diversità. Di parole e odori senza traduzione, di risate, di sfumature e di ritmi accelerati.
Le immagini di questa mostra sono piccole gocce di quest’anno colorato e meravigliosamente complicato.
“Viaggiare insegna lo spaesamento, a sentirsi sempre stranieri nella vita, anche a casa propria, ma essere stranieri fra stranieri è forse l’unico modo di essere veramente fratelli. Per questo la meta del viaggio sono gli uomini”
Claudio Magris, L’infinito viaggiare