Paciência è un quartiere situato a ovest della cidade maravilhosa. Qui, lungo l’interminabile “Estrada da Paciência” si trova una delle sedi dei progetti di servizio civile del CESC Project. Il progetto a cui sto partecipando da marzo di quest’anno si chiama “Ter bondade é ter coragem”.
A differenza di altre realtà di servizio civile in Brasile, la sede è un contesto familiare, che permette alle volontarie, ogni anno, di entrare a stretto contatto con la cultura e le tradizioni di una tipica famiglia brasiliana.
La coordinatrice del progetto è Adriana, una donna dai capelli nerissimi e dall’immancabile sorriso. Una donna che ha fatto della Sua casa la casa di tutti e di tutte. Grazie ai suoi tanti sforzi ma anche grazie all’aiuto di chi ha sempre creduto in questo progetto, è stato creato nel Terrazzo della sua casa, lo spazio adeguato ad accogliere tutte, o per lo meno la maggior parte, delle attività dell’associazione Sociedade Cultural Projeto Luar e del Coletivo Terraço das Artes.
Le attività che settimanalmente si ripetono vanno dalle aule di danza classica per bambine al gruppo di danza per donne adulte “Mulheres que dançam”, dal Jiu-Jitsu alle lezioni di ballo da sala, dalle aule di chitarra alle lezioni di inglese (da me iniziate quest’anno), all’aula di zumba e al corso di teatro.
Una volta ogni mese o ogni due mesi invece, avviene un incontro di cineforum, un Sarau (incontro artistico) e un incontro di donne. Ciascuno di questi eventi è molto atteso dalla comunità di persone che frequenta il Terraço ed è anche un’ottima occasione per chi invece non ha mai avuto modo di conoscerlo.
Il cineforum cine-clube è nato dall’idea di Adriana e William, l’insegnante di teatro del Terraço. Solitamente avviene un sabato ogni due mesi ed ogni film viene scelto accuratamente in base ad un tema da discutere grazie ad un mediatore o mediatrice. L’ultimo film ad essere proiettato, ad esempio, è stato “Bichio de sete cabeças”, che trattava della situazione manicomiale in Brasile negli anni ‘70, tra l’altro molto simile a quella italiana, che ha portato alla fine un acceso dibattito mediato da una giovane studentessa di psicologia.
Il Sarau invece è un incontro di arti, un momento in cui chi vuole, può portare un po’ della sua arte e presentarla ad un pubblico sempre pronto ad accogliere la creatività di ciascuna persona. Non c’è bisogno di essere un grande artista per esibirsi, basta solo averne voglia e mettersi in gioco, l’applauso sarà garantito.
Infine, c’è l’incontro di donne (Encontro de mulheres) che avviene anche questo una volta ogni due mesi e si intervalla con il cineforum. Sono particolarmente legata a quest’ultimo e mi rendo conto di quanto sia difficile, ad ora, mettere in parole le emozioni, gli abbracci, le storie, le confessioni, le lacrime e i sorrisi che ogni volta mi danno lenti nuove per guardare questo paese.
Questo posto è speciale, è un porto sicuro dove l’arte aiuta ad esprimere quello che le parole non riescono a spiegare, dove i corpi si muovono insieme e la danza aiuta a comprendere i propri limiti e magari anche a superarli. È un posto in cui ci si chiama per nome, in cui ognun* può esprimere liberamente chi è ed ha la possibilità di confrontarsi alla pari, senza sentirsi inferiore. È un posto in cui ci si tiene per mano, ci si guarda negli occhi. È un posto in cui, nonostante le sofferenze ed i dolori, c’è la voglia ed il coraggio di avere fede. A questo proposito mi viene da pensare al ritornello di un famoso samba del Grupo Revelação che rappresenta e racchiude un po’ lo spirito di questo posto e della gente che lo frequenta, che incita alla fede in un giorno migliore, alla resilienza e al coraggio:
“Erga essa cabeça, mete o pé e vai na fé
Manda essa tristeza embora
Basta acreditar que um novo dia vai raiar
Sua hora vai chegar”
Francesca Sisinni
Volontaria in Servizio Civile in Brasile
Sede di Paciência