Tanzania
SCHEDA ELEMENTI ESSENZIALI DEL PROGETTO ASSOCIATO AL PROGRAMMA
TITOLO DEL PROGETTO: IL CORAGGIO DI ESSERE UNICI |
SETTORE E AREA DI INTERVENTO: Settore: G – Promozione della pace tra i popoli, della nonviolenza e della difesa non armata; promozione e tutela dei diritti umani; cooperazione allo sviluppo; promozione della cultura italiana all’estero e sostegno alle comunità di italiani all’estero. Area: 4 – Cooperazione allo sviluppo, anche con riferimento alla promozione della democrazia partecipativa e ai settori dell’assistenza, del patrimonio culturale, dell’ambiente e dell’aiuto umanitario alle popolazioni vittime di catastrofi. |
DURATA DEL PROGETTO: 12 MESI |
CONTESTO SPECIFICO DEL PROGETTO: Il presente progetto si rivolge a donne e minori con disabilità in Tanzania.
CONTESTO TERRITORIALE E AREA DI INTERVENTO Regione di Mbeya: La città di Mbeya conta oltre 300.000 abitanti è la capitale della circostante regione rurale di Mbeya (la popolazione, con Mbeya, ammonta a circa 2 milioni). Mbeya è il primo grande insediamento urbano che si incontra venendo dallo Zambia. Si trova a un’altitudine di 1.700 metri e si estende attraverso una stretta valle dell’altopiano circondata da alte montagne. La lingua principale è lo swahili colloquiale e la lingua inglese è ampiamente insegnata nelle scuole. Dopo la corsa all’oro del 1905, Mbeya fu fondata come città mineraria d’oro negli anni ’20. La ferrovia di TAZARA in seguito attirò migranti agricoli e piccoli imprenditori nella zona. Mbeya e il suo distretto sono stati amministrati dagli inglesi fino al 1961. La città di Mbeya è ora una metropoli in crescita e centro commerciale per le regioni meridionali e i paesi limitrofi del Malawi, dello Zambia e del Congo. La città ha diverse etnie tra cui Safwa, Nyakyusa, Nyiha e Ndali, tutte prevalentemente agricoli. Dar Es Salaam: La metropoli è la città più importante della Tanzania sia per affari che di governo con oltre 5 milioni di abitanti (censimento 2015) meta di una significativa immigrazione interna, specialmente dalle zone rurali. Poiché molti immigrati hanno difficoltà a trovare lavoro qualificato e ben stipendiato, la crescita della popolazione genera anche un aumento progressivo della povertà urbana. La popolazione povera di Dar è in gran parte costituita da giovani, che devono affrontare una varietà di problemi. Le aree periurbane povere sono sempre più caratterizzate da abitazioni fatiscenti, affollamento, e scarse condizioni igieniche; le latrine sono comuni, a pozzo nero (e soggette a straripare nella stagione delle piogge) e la raccolta dei rifiuti avviene in modo irregolare. I rifiuti vengono spesso bruciati o sotterrati, con i conseguenti pericoli legati all’inquinamento dell’aria e del suolo e alla diffusione nell’ambiente di sostanze tossiche. Secondo l’Integrated Labor Force Survey 2014 realizzato dal National Bureau of Statistics della Tanzania le persone con disabilità presenti nella regione di Dar es Salaam rappresentano il 7,2% della popolazione totale, per un collettivo totale di 316.281 individui con disabilità individuate nell’intero spettro sia delle limitazioni delle funzioni e strutture corporee che delle attività e partecipazione. Il disagio vissuto da queste famiglie è accentuato in un contesto urbano come Dar es Salaam dove, all’alto tasso di disoccupazione e alla carenza di servizi sociali, si aggiunge la mancanza della rete sociale di supporto tipica dei villaggi. SITUAZIONE DELLE PERSONE CON DISABILITÁ IN TANZANIA La Tanzania è uno dei pochi paesi subsahariani ad aver effettuato un’indagine statistica sulla prevalenza, le tipologie e i principali bisogni delle persone con disabilità. Il “2008 Tanzania Disability Survey” è una ricerca campionaria a cura del National Bureau of Statistics della Tanzania, pubblicata nel giugno 2010, che per la prima volta effettua una rilevazione specificamente mirata alla popolazione disabile sia adulta che infantile, con lo scopo di misurarne l’incidenza, le macro tipologie, le principali carenze in termini di accesso alle cure e ai servizi. La ricerca è basata sulla definizione di disabilità della Convenzione 61/106 delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità, secondo cui “le persone con disabilità includono quanti hanno minorazioni fisiche, mentali, intellettuali o sensoriali a lungo termine che in interazione con varie barriere possono impedire la loro piena ed effettiva partecipazione nella società su una base di eguaglianza con gli altri”. Secondo la ricerca, in Tanzania la disabilità incide sul 7,8% della popolazione di 7 anni e più. L’incidenza è più elevata nella Mainland (7,8%) che in Zanzibar (5,9%), e significativamente più alta nelle aree rurali (8,3%) che in quelle urbane (6,3%). Non esistono invece significative differenze di incidenza sui maschi (7,7%) e sulle femmine (7,8%). In ordine di incidenza le tipologie di disabilità prevalenti, per limitazione delle principali funzionalità, sono: sordità (45,4%), disturbi della comunicazione (38,1%), ritardi e disturbi cognitivi (34,5%), minorazioni fisiche che impediscono o limitano la mobilità (29,4%), altre minorazioni che compromettono l’autonomia (23,1%), cecità (11,2%). Un’incidenza così elevata delle diverse forme di disabilità – il benchmark dei paesi sviluppati evidenzia incidenze di disabilità tra il 2% e il 3% della popolazione – è solo in parte dovuto a patologie congenite alla nascita: la ricerca evidenzia che i bambini nati con disabilità congenite alla nascita sono appena il 28,7% del campione. In prevalenza invece le disabilità si sviluppano a causa di eventi infausti traumatici e post traumatici, dovuti a un mancato accesso alle terapie e alla riabilitazione o a un infausto follow up dell’evento traumatico. Limitate nell’accesso all’educazione primaria (appena L’1% dei bambini con disabilità ha accesso alle scuole primarie di Dar es Salaam) ed emarginate da adulte dalla partecipazione attiva all’economia del Paese (solo il 3,8% delle persone disabili è impiegato o coinvolto in un’attività informale generatrice di reddito), le persone con disabilità spesso finiscono ai bordi della società, condizionando anche il benessere socio-economico delle loro famiglie. A questo si aggiungono pregiudizi e stigma sociale che portano alla loro esclusione dai processi decisionali nella comunità, dalla politica e dalle occasioni di socialità. La marginalizzazione sociale condiziona anche il grado di conoscenza dei propri diritti, come emerso da un sondaggio del CCBRT – Comprehensive Community Based Rehabilitation in Tanzania (partner locale del progetto) del 2014 che ha rilevato che solo il 43% delle persone disabili intervistate sapeva dell’esistenza del Disability Act, 2010. DESTINATARI Sono destinatari del progetto donne e minori con disabilità in Tanzania.
I minori con disabilità, destinatari dell’intervento, vivono una situazione di fragilità in diversi ambiti della propria vita, dalle autonomie personali, alla partecipazione alla vita comunitaria, dalla scuola alle relazioni con l’ambiente esterno. Questi bambini devono affrontare ulteriori sfide a causa dei loro svantaggi e delle molteplici barriere che la società impone loro. In primo luogo, per un bambino disabile risulta molto complesso raggiungere i servizi sanitari. Questa difficoltà è dovuta alla mancanza di trasporti appropriati per coloro che hanno problemi di mobilità. Inoltre, spesso, non vi è sufficiente formazione da parte dei genitori nei confronti di questi bambini. Una seconda sfida rappresenta le autonomie personali. Spesso i bambini disabili non riescono ad andare in bagno soli, mangiar con bisogno di assistenza per il bagno, vengono lavati meno degli altri. Una terza sfida è rappresentata dall’accesso all’istruzione. La maggior parte dei bambini disabili, soprattutto se femmine, non viene mandata a scuola. Questo perché nelle scuole mancano le infrastrutture necessarie a garantire un libero accesso ai bambini disabili e vi è una forte carenza di insegnanti di supporto. La quarta sfida è di tipo socio-culturale. Infatti, i bambini disabili sono spesso trattati in modo differente rispetto agli altri bambini, sia a casa che nella comunità. La sfida a cui fan fronte questi bambini nella comunità riguarda sia il pregiudizio che la mancanza di considerazione. A volte questi bambini vengono nascosti perché considerati “non bambini” e sono una vergogna per la famiglia e la comunità. Relativamente alle donne destinatarie del presente progetto, si tratta di giovani madri con figli disabili a carico che oltre a lavorare, devono prendersi cura della casa e dei figli. Molto spesso, quando in una famiglia nasce un bambino con disabilità, il padre abbandona la madre che da sola deve occuparsi del proprio figlio disabile. Queste donne si ritrovano quindi da sole a badare alla famiglia (composta anche da 3,4 figli) e dovendo lavorare non riescono a prendersi cura dei propri figli con disabilità.
Beneficiari:
PRECEDENTE ESPERIENZA DELL’ENTE PRESSO CUI SI REALIZZA IL PROGETTO NEL PAESE GONDWANA ASSOCIAZIONE DI COOPERAZIONE E DIPLOMAZIA POPOLARE Gondwana opera da 15 anni in Tanzania collaborando al supporto e alla gestione di: 1. Progetti di cooperazione 2. Progetti di servizio civile nella Regione di Njombe, e dal 2013 nella Regione limitrofa di Mbeya. 1. PROGETTI DI COOPERAZIONE
2. PROGETTI DI SERVIZIO CIVILE Relativamente al supporto e alla gestione di progetti di servizio civile, in questi 15 anni, il contributo di Gondwana si è sviluppato in due direzioni: Sostegno alle attività dei due Centri Orfani Tumaini di Mtwango che ospita 55 minori orfani di genitori morti a causa dell’AIDS; e “Renato Grandi” di Ilembula che ospita attualmente 103 minori orfani e con famiglie in difficoltà. L’apporto dei volontari nei centri si è così caratterizzato:
Sviluppo di un’azione diretta alla promozione di iniziative per e con le persone con disabilità a Wanging’ombe nella Regione di Njombe e nella limitrofa cittadina capoluogo di regione di Mbeya. Il contributo si inquadra in una strategia più ampia di azione locale fondata sull’approccio della Community Based Rehabilitation – Riabilitazione su base comunitaria, un sistema di intervento sulla disabilità che valorizza le relazioni del tessuto sociale più prossimo (la comunità, il villaggio) e tende a rendere competenti le famiglie, insegnando loro le tecniche riabilitative e non solo, per un efficace intervento riabilitativo sui bambini con disabilità. L’apporto dei volontari si è così caratterizzato:
COMUNITÀ SOLIDALI NEL MONDO Comunità Solidali opera in Tanzania dal 2009, collaborando al sostegno e alla gestione di progetti di cooperazione nella Regione di Njombe e nelle città di Mbeya e Dar Es Salaam; e dal 2017 al supporto e alla gestione di progetti di servizio civile presso di Dar Es Salaam.
Comunità Solidali nel Mondo, nel 2014 ha avviato una collaborazione con le Ivrea Sisters, sostenendo le attività di un centro diurno per bambini con disabilità nel quartiere di Kawe – periferia sud ovest di Dar Es Salaam. Inoltre, nel febbraio del 2017 Comunità Solidali ha supportato l’avvio di un progetto di Cooperazione Internazionale per la costruzione del centro riabilitativo “Kila Siku CBR”, inaugurato nel febbraio 2019 anch’esso inquadrato in una strategia di riabilitazione su base comunitaria. 3. PROGETTI DI SERVIZIO CIVILE Dal 2017, comunità Solidali promuove progetti di servizio civile nel quartiere di Kawe, nella città di Dar Es Salaam a sostegno del dispensario delle Ivrea Sisters e a supporto delle attività riabilitative del centro Kila Siku CBR. Il contributo si inquadra in una strategia più ampia di azione locale fondata sull’approccio della Community Based Rehabilitation – Riabilitazione su base comunitaria, un sistema di intervento sulla disabilità che valorizza le relazioni del tessuto sociale più prossimo (la comunità, il villaggio) e tende a rendere competenti le famiglie, insegnando loro le tecniche riabilitative e non solo, per un efficace intervento riabilitativo sui bambini con disabilità. L’apporto dei volontari si è così caratterizzato:
PARTNER ESTERI DIOCESI DI MBEYA – CARITAS DIOCESANA DI MBEYA La Diocesi di Mbeya si estende su un’area di 60.348 kmq con una popolazione di oltre 1.800.000 abitanti di cui circa 250.000 cattolici. Dista 150 km da Wanging’ombe ed è situata in una zona montuosa nel sud-ovest della Tanzania al confine con lo Zambia e il Malawi. È guidata dal Vescovo Mons. Evaristo Chengula, e contribuisce al sistema di welfare locale attraverso la gestione di un ospedale, organizzazione di programmi formativi per persone con disabilità, per ragazze madri e disoccupati, programmi di promozione sociale nei villaggi. COMUNITÀ RELIGIOSA IVREA SISTERS DI KAWE, DAR ES SALAAM La Comunità religiosa è nata in Italia e ha avviato la sua presenza in Tanzania dal gennaio 1960 incrementando servizi sanitari e servizi educativi rivolti a bambini nei villaggi del nord del Paese. Nel 1990 la Comunità delle Suore di Ivrea si stabilisce nel quartiere di Kawe della città di Dar es Salaam dove viene avviato un dispensario che offre un servizio qualificato a circa 150 pazienti al giorno attraverso due centri per bambini e per donne gravide, un centro di ascolto soprattutto per i malati di aids e un qualificato laboratorio di analisi. Affiancata all’attività assistenziale le suore sono anche impegnate anche nella gestione di una scuola materna per i bambini del quartiere (nella maggior parte dei casi provenienti da famiglie poverissime) e attività ludico-educative offrendo in questo modo un importante spazio di aggregazione. DIOCESI DI NJOMBE La Diocesi di Njombe, suddivisa in 31 parrocchie, conta una popolazione di 660.000 abitanti di cui il 39,2% battezzati. Attualmente guidata dal vescovo Alfred Leonhard Maluma ed è da anni impegnata nella lotta a favore delle fasce più deboli della popolazione più deboli attraverso iniziative e progetti specifici. La Diocesi di Njombe può contare su un notevole numero di persone che svolgono un’attività di volontariato in ambito sociale di circa 260 persone. OSPEDALE DI RIABILITAZIONE INUKA CBR INUKA Southern Highlands CBR è un centro di riabilitazione, divenuto nel 2019 “Ospedale di riabilitazione” con l’obiettivo di fornire servizi di alta qualità alle persone con disabilità e ad altri pazienti con bisogni di riabilitazione, coinvolgendo le loro famiglie e le comunità in cui si stanno inserendo, secondo la metodologia della riabilitazione su base comunitaria. |
OBIETTIVO DEL PROGETTO: Favorire l’inclusione socio-economica e il supporto di donne, disabili e minori in Tanzania.
2. In secondo luogo a promuovere un’autonomia socioeconomica di donne e giovani con disabilità in Tanzania, rafforzando le capacità tecniche e produttive. |
ATTIVITÁ D’IMPIEGO DEGLI OPERATORI VOLONTARI:
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SEDI DI SVOLGIMENTO Sede di attuazione del progetto di appoggio in Italia
Sedi di attuazione del progetto all’estero
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POSTI DISPONIBILI, SERVIZI OFFERTI: Il progetto prevede 6 posti con vitto e alloggio. I volontari saranno ospitati in strutture gestite e organizzate dai partner locali in forma di comunità di convivenza, arredate nello stile e nelle caratteristiche delle abitazioni locali, vicine alle sedi di servizio e all’interno delle quali avranno garantiti i pasti giornalieri. |
EVENTUALI PARTICOLARI CONDIZIONI ED OBBLIGHI DI SERVIZIO ED ASPETTI ORGANIZZATIVI: Giorni di servizio settimanali ed orario Il servizio si articolerà su 6 giorni la settimana per complessive 1145 ore di servizio Numero di mesi di permanenza all’estero, modalità e tempi di eventuali rientri Sono previsti almeno 10 mesi di permanenza all’estero, strutturati in due periodi di permanenza dei volontari nelle sedi del progetto all’estero intervallati da un rientro in Italia necessario per la verifica della prima fase del progetto, per la programmazione della seconda e per realizzare le attività di sensibilizzazione in Italia previste dal progetto. Compatibilmente con la tempistica di avvio progetto la prima partenza è prevista entro il primo mese dall’inizio del progetto e il primo periodo di permanenza è di circa tre/quattro mesi. Modalità e mezzi di comunicazione con la sede italiana La comunicazione con la sede italiana sarà garantita tramite telefonia fissa e mobile, e-mail e Skype. Nelle sedi è presente la connessione ad internet. Eventuali particolari condizioni ed obblighi Nel pieno rispetto della normativa di riferimento, per una organizzazione ottimale del servizio, agli operatori volontari potrebbero essere richieste le seguenti condizioni e disponibilità:
Particolari condizioni di disagio Non sono state riscontrate significative situazioni di disagio per i volontari. Per la persona che proviene da Paesi Europei le condizioni di disagio sono legate sostanzialmente a quelle di una “normale” permanenza in un paese africano: i piccoli accorgimenti trasmessi da chi ha esperienza pluriennale di vita in Africa (solo acqua filtrata ad es.) sono sufficienti a eliminare rischi seri di malattie e/o di inconvenienti. La malaria non viene segnalata nell’altipiano in cui si trovano le Regioni di Mbeya e di Njombe; al contrario vanno prese le precauzioni del caso quando si dovessero programmare spostamenti all’interno del Paese (ad esempio visite nella zona della costa o sulle Isole). Rischi sanitari quali la malaria o il colera, non vengono segnalati nella città di Mbeya e Dar Es Salaam. In generale, la maggior parte dei rischi sono ridimensionabili se si considera che nello svolgimento delle attività previste dal progetto, i volontari saranno costantemente affiancati dal personale locale. Eventuale assicurazione integrativa Il progetto non prevede un’assicurazione integrativa. |
EVENTUALI REQUISITI RICHIESTI: Requisiti che favoriranno un andamento efficace dell’esperienza: conoscenza essenziale della lingua inglese; esperienza e/o predisposizione ed interesse alla vita di comunità e allo svolgimento anche di compiti semplici e umili (pulizie, preparazione pasti…) Per poter svolgere le attività previste, in ragione dei requisiti richiesti per l’ingresso nel Paese, delle sedi di attuazione nonché delle caratteristiche dei destinatari, non si può escludere che, sia prima dell’avvio che durante il servizio civile, gli operatori volontari impegnati in questo progetto, si debbano sottoporre necessariamente a vaccinazione anti COVID-19. |
DESCRIZIONE DEI CRITERI DI SELEZIONE: La selezione dei candidati avverrà per titoli e colloquio. A tal fine è stata predisposta una scala di valutazione in 100 centesimi, di cui: 40 punti attribuibili in base ai titoli posseduti e 60 punti attribuibili in base ai risultati del colloquio. La soglia minima per l’idoneità è di 36/60 al colloquio, dunque un punteggio inferiore corrisponde alla non idoneità al progetto. Per il dettaglio dei punteggi consulta i Criteri di selezione del sistema accreditato |
CARATTERISTICHE COMPETENZE ACQUISIBILI: Attestazione/certificazione delle competenze in relazione alle attività svolte durante l’espletamento del servizio tramite attestato specifico. L’attestato indicherà le competenze che il volontario ha avuto l’opportunità di maturare durante lo svolgimento del servizio, attraverso la realizzazione delle attività peculiari che lo hanno visto impegnato nell’ambito del progetto cui è stato assegnato. |
FORMAZIONE GENERALE DEGLI OPERATORI VOLONTARI: Metodologia: Le metodologie privilegiate sono riconducibili alle dinamiche non formali, alle lezioni frontali e alla formazione a distanza. La finalità è quella di favorire il coinvolgimento dei giovani e un loro attivo ed efficace apprendimento. Il giovane viene invitato a vivere una esperienza dove la dimensione formativa emerge dalla pratica quotidiana e pertanto anche la formazione generale, della durata di 30 ore, si configura come una formazione attiva e di carattere laboratoriale ed esperienziale, incentrata sul sapere, saper essere e saper fare degli operatori volontari. Sede di realizzazione Roma, Via Lungro 1 – Via Siderno 1 Moduli della formazione “Valori e identità del SCU”
“La cittadinanza attiva”
“Il giovane volontario nel sistema del servizio civile”
FORMAZIONE SPECIFICA DEGLI OPERATORI VOLONTARI: Sede di realizzazione Roma: Via Lungro 1 – Via Siderno 1 – Via Amantea 51 e presso le sedi di attuazione del progetto Moduli della formazione Modulo 1: Presentazione dell’Ente: organizzazione e funzionamento Modulo 2: Il ruolo del volontario in Servizio civile nel progetto Modulo 3: Tecniche di animazione e di comunicazione interpersonale con i minori e disabili Modulo 4: Le caratteristiche della multifunzionalità nello sviluppo locale Modulo 5: Tecniche di progettazione e implementazione di piani e programmi di lavoro Modulo 6: Formazione e informazione sui rischi connessi all’impiego degli operatori volontari in progetti di servizio civile universale Durata: 72 ore. |
TITOLO DEL PROGRAMMA CUI FA CAPO IL PROGETTO: NEL CUORE DELL’AFRICA: INCLUSIONE E PARTECIPAZIONE DELLE PERSONE FRAGILI IN AFRICA SUB-SAHARIANA |
OBIETTIVO/I AGENDA 2030 DELLE NAZIONI UNITE Obiettivo 4: Fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti Obiettivo 10: Ridurre l’ineguaglianza di e fra le Nazioni |
AMBITO DI AZIONE DEL PROGRAMMA: Sostegno, inclusione e partecipazione delle persone fragili nella vita sociale e culturale del Paese |
PER INFORMAZIONI
E-mail: estero@cescproject.org
Sportello telefonico Infobando:
Lunedì – Mercoledì – Venerdì: 9.30 – 12.30
Martedì – Giovedì: 14.30 – 16.30
Tel: +39 3516881486